La nuova mostra di Casa Cavazzini ad Udine: Insieme

Insieme è il tema della seconda mostra presso Casa Cavazzini ad Udine, organizzata dal Comitato di San Floriano, che si terrà fino al 16 luglio 2023. 55 opere che indagano attraverso le loro potenti suggestioni, il tema delle relazioni.

Relazioni positive, come il tenersi per mano della scultura (in bronzo, datata nel 1992 e modello per il gruppo scultoreo in acciaio che si trova attualmente davanti il centro direzionale della Barilla) di Giuliano Vangi o l’osservare insieme il mistero del cielo, nel dipinto dell’inglese William Shackleton, entrambe opere dell’ultima sala della mostra.

La nuova mostra a Casa Cavazzini è un percorso museale che giunge al Ritrovarsi dopo essersi soffermato anche sulle avversità e sull’isolamento della vita umana.

Ne sono un esempio la solitudine che emerge attraverso il letto disfatto di Ferroni, artista legato a Milano, alla corrente del realismo esistenziale e che pare dare voce all’anima di ognuno di noi provata dalle mancanze, o le tonalità mortifere e il senso di desolazione con le quali il friulano di stampo internazionale Mirco Basaldella dipinge la sua Sodoma.

Sodoma-Mirko Basaldella

Rimanendo in ambito religioso, si è voluto nella settima sala della mostra, indagare sul rapporto dell’uomo con il cielo, con Dio.

Una sorta di invocazione, ben esplicitata nell’atteggiamento dei protagonisti delle opere rispettivamente di Rothaug, che propone un Cristo isolato alla fine dei suoi giorni (tema simile al dipinto di Max Von Poosch-Gablenz, nella seconda sala), dell’artista polacco Aleksander Grodzicki (morto prematuramente e del quale è giunto solo questo dipinto), che immortala un commovente ebreo intento nella preghiera mattutina ed infine dell’inglese William Blake Richmond, che raffigura Orfeo che impugna la lira contro il cielo mentre è avvolto da un formidabile panno dorato.

Il soggetto di Orfeo in questa nuova mostra a Casa Cavazzini viene ripreso altre due volte, da Watts (dove è in presenza della sua Euridice, anche se ormai lei appartiene al regno dei morti), e da Alberto Savinio (fratello di Giorgio De Chirico).

Orfeo ed Euridice-Alberto Savinio

Quest’ultimo prima in teatro e successivamente attraverso la pittura, attua una vera revisione del mito.
Orfeo rimasto vedovo, riesce grazie all’istituto IRD (Istituto Ri-costituzione Defunti) a riportare in vita Euridice.

Scopre tuttavia di essere stato tradito e la soluzione finale è quella del suicidio, che, come viene esplicitato nell’opera, non lo riconnetterà tanto alla sua amata, visto che in generale i rapporti umani risultano alquanto imperfetti, quanto piuttosto alle arti.

Queste giocano un ruolo chiave anche nelle dinamiche di altri dipinti presenti a Casa Cavazzini.
Nel Girotondo del pittore tedesco simbolista Von Stuck, non a caso realizzata nel 1910, medesimo periodo della celeberrima Danza di Matisse. Un girotondo che connette gli uomini tra loro ma anche con la natura.
Nella chitarra e nell’arpa al centro rispettivamente delle opere di Victor Gabriel Glibert, artista francese famoso in particolar modo per le riproduzioni a stampa, e di Philippe Calderon, allievo di Picot. Entrambi i pittori presenti in mostra amano raccontare contesti umili ed illuminati dalla musica.

Musica, danza, locali ed eccoci al Bal Bullier, locale parigino immortalato da Ludovic Vallé, allievo del puntinista Seraut, o al bar di Montmartre raccontato da André Devambez, dove due personaggi risultano essere isolati.

Si tratta con grande probabilità della modella dell’Olympia di Manet Victorine Meurent, e del poeta maledetto Paul Verlaine.

Nella medesima sala ci sono anche altre opere che parlando di distanze. Come di quella massima possibile ovvero tra i vivi e morti, che il gesto delicato dell’accarezzare la lapide della donna nel dipinto del veronese Angelo dell’Oca Bianca, vuole accorciare. Intento simile seppur in contesto diverso è quello del medico e interprete giapponese Kondo che funge da mediatore tra i francesi Felix Elie Regamey (artista del dipinto) e Émile Guimet (imprenditore di Lione) e i medici buddisti, durante il viaggio dei primi due in Giappone nel 1876.

Non sempre le lontananze sono colmabili, non sempre i rapporti umani producono un livello di empatia da riuscire a comprendere realmente chi sta soffrendo.

Da Giobbe immortalato da Eugène Trigoulet, fedele a Dio ma deriso dalla moglie e dai figli, alla madre che si dispera in un angolo della raffigurazione verista dello svizzero Luigi Rossi, al baratro che separa l’intensità degli sguardi dei protagonisti del dipinto di Emilio Longoni, nel quale il mondo agreste viene di fatto idealizzato e non a caso il titolo dell’opera è Egloga.

Anche il quadro dell’abruzzese Michetti, allievo di Domenico Morelli, risulta un omaggio al mondo naturale. Due pastorelle (due sorelle? due cugine?) infatti, sono le protagoniste del suo dipinto presente in mostra nella sala dove il tema centrale è quello dei legami familiari.

Dal rapporto potente tra madri e figli, a quello tra fratelli: nell’intimità del capezzale (I due fratelli di Albert Bréauté) o nel momento che precede il conflitto (Caino e Abele di Laszo Hegedeus).

Altri tipi di legami sono quelli amorosi. Amori innocenti e puri, ne è un magnifico esempio l’opera del preraffaelita John Everett Millais, datata nel 1851 racconta dell’incontro tra la figlia di un boscaiolo e del figlio del proprietario terriero ed è ispirata al poema di Coventry Patmore del 1844. Punto centrale del dipinto è l’offerta da parte del giovane delle fragole.

“Rimase in silenzio e guardò a sua volta,
A Gerald e su Maud.
E a volte, in tono cupo,
Lui ha offerto dei frutti e lei
Li riceveva sempre con aria,
Così senza riserve e libero
Quella distanza vergognosa divenne presto,
Familiarità”

La figlia del boscaiolo-John Everett Millais

Amori più adulti e decisamente più passionali come quello del mito di Eros e Psiche, tratto dalle Metamorfosi di Apuleio. Soggetto dello stupendo quadro della prima donna alla Royal Accademy, nel 1922, ovvero Annie Louisa Swynnerton. Il suo stile maturo ha varie influenze: Neoclassicismo, Preraffaeliti, Impressionismo.

A proposito di stili, interessante quello di Edward Hornel, che visse un anno e mezzo in Giappone tra il 1894-1895, e questo ebbe sicuramente impatto sulla sua pittura, come è evidente anche nell’opera in mostra, dove cinque fanciulle paiono sospese mentre giocano su un’altalena.

Il dipinto si trova nella quinta sala della mostra a Casa Cavazzini, dove l’amicizia è una della chiave di lettura, che unisce le opere che ivi si trovano.

Ampliando il raggio di indagine sui rapporti umani, sicuramente la Comunità e le tematiche sociali e politiche assumono una grandissima importanza.

E non sono pochi gli artisti in mostra a evidenziarle tramite la loro arte:

  • Il polacco Teodor Axentowicz, ad esempio, si sofferma sul rito greco-ortodosso dell’Epifania dove viene immerso un crocefisso nell’acqua, in memoria al battesimo di Cristo. Ciò che colpì l’artista è il senso di fratellanza della popolazione Ucraina degli Hutsuls, di credo greco-ortodosso e presenti nei Carpazi, immortalati dal pittore durante la ritualità epifanica.
  • Baldessare Longoni e Plinio Nomellini, che con le loro opere del 1907 in stile divisionista omaggiano il centenario della nascita di Garibaldi.
  • Il celeberrimo Guttuso, che portò la sua Sicilia nell’anima, nei suoi pennelli e nei suoi colori.
    Non a caso il quadro esposto, Le donne degli zolfatari di Lercara durante lo sciopero, si rifà ad un evento avvenuto in Sicilia nel 1951, quando morì sul luogo di lavoro un giovane di nome Michele Felice. A causa della poca sensibilità dimostrata dall’azienda dopo il tragico evento, si scatenò una tumultuosa sommossa popolare.
  • Il croato Babic, che raffigura delle vedove in memoria della battaglia avvenuta nell’attuale Kosovo, nel giorno di san Vito del 1389, tra Ottomani e Serbi, e vinta dai primi. È il bimbo con gli occhi magnetici azzurri, al centro del dipinto a rivendicare l’autodeterminazione degli slavi del sud, i serbo-croati.
  • L’inglese John Collier con il suo quadro che racconta di un incontro protocomunista.

E non è un caso, visto che la sua famiglia era molto legata alle dinamiche politiche e simpatizzante del Comunismo.

Del medesimo artista, nella prima sala è presente un autoritratto dove con gusto quasi barocco la mano sembra andare oltre e giungere a noi osservatori. Per svelare ancor di più l’anima dell’artista.

D’altronde cosa è un autoritratto se non un provare a rispondere alla domanda chi sono?
Medesima domanda che si fa Pistoletto in un’opera dove la lastra d’acciaio lavorata a specchio riflette ciò che ha attorno, risultando sempre contemporanea, rendendo in questa maniera il personaggio raffigurato, lo stesso artista, ancora più isolato.

Di specchi, di relazione con sé stessi e con la persona amata ne parla anche il celeberrimo artista surrealista Dalì. Quest’ultimo nel suo dipinto che accoglie i visitatori ad inizio mostra, immortala l’amatissima moglie Gala davanti ad una specchiera, mentre con grande probabilità è a sua volta ritratta dallo stesso artista che ci dà le spalle.
In un gioco che volutamente esprime dualità.

Dalí visto di spalle mentre dipinge Gala vista di spalle

Da un genio all’altro, Vasilij Kandinskij.
Quest’ultimo come è noto, fece degli studi approfonditi legati ai colori, alle forme e alle dinamiche spirituali che emergono attraverso l’arte.

Per cercare di andare oltre il mondo tangibile, il pittore di origini russe si rese conto che le modalità a lui più consone erano quelle astratte. E come emerge anche nell’opera in mostra Rosso in forma appuntita datata nel 1925, le forme dialogano profondamente tra loro trovando un equilibrio fatto di interconnessioni.

Rosso in forma appuntita-Vasilij Kandinskij

Anche l’astratto, quindi, può esprimere ciò di cui avevo parlato ad inizio del testo, ovvero il tenersi per mano, l’interagire.

Questa nuova mostra a Casa Cavazzini, che coglierà i visitatori sorpresi nel trovare attraverso le varie opere le stesse domande, le stesse risposte, le stesse non risposte, le stesse emozioni, le stesse sensazioni, le stesse esperienze degli artisti che li hanno preceduti.

E non è forse questa la magia dell’arte? Che gli istanti, le riflessioni su chi siamo e con chi siamo rimangano per sempre?

Vi aspetto a questa nuova mostra a Casa Cavazzini per scoprire insieme questa e altre bellezze del territorio!

Informazioni utili sulla nuova mostra “Insieme” di Casa Cavazzini

Orari
Lunedì
14.00 – 18.00
Martedì, Mercoledi, Giovedì
09.30 – 18.30
Venerdì, Sabato, Domenica
09.00 – 20.00
Ultimo ingresso
80 minuti prima della chiusura

Prenotazioni
Telefono: +39 0432 1279127
Email: prenotazioni@udinegrandimostre.it


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CLAUDIA MUSCARÀ
Mi chiamo Claudia, e sono laureata in Conservazioni dei Beni Culturali. Amo l’arte e sua la capacità di abbracciare l’animo degli osservatori. Amo la luce, i colori, l’abbinamento che crea una sinfonia. Lavoro come addetta in ambito museale ed inoltre accompagno i visitatori nelle sale della mostra di Illegio, un piccolo paese della Carnia dove ogni anno vengono allestite importanti esposizioni. È bello poter essere di supporto in un momento di contatto artistico e rivivere ogni volta le emozioni che suscitano le opere, attraverso  gli occhi dei visitatori. Vi aspetto per visitare insieme!

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