L’ex convento di Fontevivo al tempo dei Farnese (PR)

Cari lettori di Posti e Pasti, in questo nuovo articolo vi accompagneremo alla scoperta di una chicca del territorio parmense: l’ex convento di Fontevivo.

Il territorio di Fons Vivus, anticamente bonificato dai monaci cistercensi a partire dal 1142 per risanarlo dalle paludi che si formavano sui Tari Morti, recuperò dopo diversi secoli, nel 1600, la propria gloria e magnificenza grazie all’arrivo dei Farnese.

Il potente Duca Ranuccio I, dopo aver acquistato l’intero complesso dell’Abbazia Cistercense di San Bernardo, decise di far erigere nei pressi della stessa un grandioso convento da affidare al con-trollo e alla giurisdizione dei frati cappuccini.

Nei progetti del Farnese vi era l’idea di edificare un santuario privato, piuttosto sfarzoso, all’interno del quale potersi ritirare in contemplazione e preghiera, in un periodo piuttosto buio e tormentato della propria vita. Affidò i lavori all’ingegnere della Congregazione dei Cavamenti, Smeraldo Smeraldi, già al servizio del duca a Fontevivo, nella progettazione di un viale che dove-va collegare l’Abbazia alla chiesa dei Cappuccini.

La costruzione dell’edificio liturgico iniziò il 27 Novembre del 1605 alla quale partecipò anche il duca con la posa della prima pietra.

La consacrazione del convento avvenne il 4 Ottobre del 1609 nel giorno dedicato a San Francesco d’Assisi, santo al quale venne intitolata la chiesa.

L’edificio dell’ex convento di Fontevivo che richiama i dettami dell’architettura parmense del XVII secolo, è affiancato da un campanile dai caratteri profondamente manieristi che si dice sia stato costruito nel 1616 da Simo-ne Moschino, nonostante alcuni storici ritengano che sia da attribuire al Malosso.

Il complesso liturgico constava di nove cappelle laterali, di una residenza privata e di una biblioteca delle quali non si ha più traccia dalla seconda metà del 1700.

Diversamente dalle tipiche chiese cappuccine, questa si differenziava per la ricchezza e la regalità interna, contraddicendo quindi le severe regole imposte dall’ordine monastico.

Fondamentale, fu l’intervento del duca che come finanziatore del progetto, ebbe la facoltà di intervenire direttamente nelle scelte stilistiche ed architettoniche del tempio.

L’idea rivoluzionaria del Farnese consisteva nel voler creare un trait d’union con gli edifici liturgici romani, come la Chiesa degli Oratoriani di Santa Maria in Vallicella.

A sostegno di ciò fu necessario ricercare un artista di grande spessore al quale commissionare il complesso ciclo pittorico.

Il pittore, al quale vennero affidate le decorazioni fu Bartolomeo Ludovico Schedoni, celebre arti-sta già al servizio dei Farnese come fabbricante e fornitore di maschere per feste e cerimonie.

I cicli pittorici dovevano essere ben due, uno all’interno della chiesa, collegato agli affreschi della volta e l’altro nelle nove cappelle laterali.

Il primo ciclo decorativo comprendeva l’affresco rappresentante la Sacra Famiglia con i Santi Chiara, Francesco d’Assisi e Giovanni Battista, staccato nel 1805 e oggi conservato presso la Rocca Sanvitale di Fontanellato. Ai lati dell’altare maggiore, dove oggi sono identificabili delle nicchie, si trovavano due tra le maggiori opere dello Schedoni come la caravaggesca Deposizione di Cristo nel Sepolcro e il Resurrexit, realizzate nel 1614 e oggi conservate all’interno della Galleria di Nazionale di Parma.

Il secondo ciclo pittorico, all’interno delle nove cappelle, constava di nove tele, rimosse a partire dal 1710 dal Duca Francesco Farnese, per essere inserite tra le Collezioni Farnesiane. Gli originali, furono sostituiti da una serie di copie, andate poi disperse, probabilmente realizzate da artisti del calibro di Ilario Spolverini, Giacomo Vezzani, Giuseppe Vallara e Marco Antonio Strini. Le tele raffiguravano immagini sacre e scene di carattere liturgico.

La morte improvvisa dello Schedoni, avvenuta il 23 Dicembre 1615, rese necessario per il completamento del ciclo decorativo della chiesa, l’intervento del frate pittore Fra Semplice da Verona, che realizzò l’affresco del catino absidale, rappresentante l’Ascensione di Cristo, oggi deteriorato dalla sovrapposizione di diversi intonaci.

Un vero e proprio capolavoro sono gli affreschi tutt’ora presenti nelle quattro campate della volta a botte della navata, incentrati sulla tematica della Passione, Morte e Resurrezione, tramite i quali il fedele doveva essere stimolato alla preghiera personale e collettiva. Il pittore di origini cremonesi, chiamato ad operare all’interno del convento fu Cesare Baglione.

Nella prima campata si ammira un angelo in volo sonante la tromba del Giudizio Universale accanto alla colonna della flagellazione di Gesù. Di seguito, nella seconda, se ne ritrova un altro con la croce poggiata sulle spalle che innalza la corona di spine; completano la decorazione la verga d’oro e il velo della Veronica. Seguono nella terza campata la sagoma di un altro messaggero di-vino che regge una lancia e nella quarta, sopra l’altare, si scorge l’ultimo con una scala e le tenaglie.

E’ da attribuirsi al Baglione anche l’affresco in controfacciata raffigurante la Vergine con Bambi-no incoronata dagli angeli e una santa in adorazione.

Affreschi campate con Particolari angeli tubicini e simboli della passione

Purtroppo questo importante ex convento a partire dalla seconda metà del ‘700 perse gradatamente la propria importanza a causa della spoliazione di buona parte delle opere dello Schedoni, oggi conservate nei principali musei italiani come quello di Capodimonte.

Nel 1805, l’edificio fu vittima dei decreti napoleonici che ne stabilirono la soppressione e l’allontanamento dei Cappuccini da Fontevivo. La chiesa fu sconsacrata e privata degli arredi e delle rimanenti opere d’arte, rimosse e smembrate.

La parziale demolizione dell’ex convento di Fontevivo avvenne nel 1881; fu salvato esclusivamente l’edificio della chiesa, adibito a magazzino.

I recenti interventi di restauro, intrapresi nel 2009, hanno riportato alla luce gli affreschi delle volte e del catino absidale.

L’interesse manifestato dalle Amministrazioni Comunali precedenti e da quella attuale per l’ex convento di Fontevivo è stato determinante nel voler dar seguito a diverse opere di riqualificazione e di restauro, per consentire ai visitatori e ai cittadini di poter ammirare questo meraviglioso tempio artistico ed architettonico.

Vi aspettiamo per scoprire l’ex convento di Fontevivo e altre perle di Parma e provincia!


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