A spasso nel suggestivo borgo delle ceramiche
Squillace รจ uno dei graziosi borghi che caratterizzano la Calabria ionica ed ha alle sue spalle una storia complessa ed affascinante.
Il suo nome e le sue origini sono legati allโantica colonia romana Scolacium, fondata sulla costa non lontano dal borgo, nel 123-122 a.C. nellโarea dove in precedenza sorgeva la greca Skylletion a cui successe la colonia romana Scolacium.
Squillace nacque proprio in seguito al graduale abbandono della cittadina romana causato dalle incursioni dei saraceni, nellโVIII secolo, quando la popolazione si trasferรฌ sulle alture circostanti dando origine ad altre fondazioni. Essa sorse a circa 15 km di distanza dallโantica Scolacium, su una collina a circa 344 m s.l.m., tra i fiumi Alessi e Ghetterello.
Sotto i Normanni, la funzione strategica militare di Squillace venne confermata e nel 1044 essi vi edificarono un castello, trasformandola in contea munita di insediamento. A partire da allora la cittadina venne infeudata a diverse nobili casate, finchรฉ sul finire del โ400 non divenne principato grazie ad Alfonso II dโAragona. Egli donรฒ il principato di Squillace in dote alla figlia (illegittima) Sancha, andata in sposa a Goffredo Borgia, figlio illegittimo di Papa Alessandro VI. La nobile casata dei Borgia mantenne il dominio del territorio fino alla metร del XVIII secolo, poi Squillace divenne marchesato e sul finire del XVIII secolo subรฌ gravi danneggiamenti dovuti al terribile sisma che nel 1783 colpรฌ tutta la Calabria.
Durante i moti del 1820-21, Squillace vide un discreto fermento, grazie alla diffusione di idee risorgimentali soprattutto ad opera dei generali Florestano e Guglielmo Pepe e di Damiano Assanti.
Passeggiando per i vicoli del borgo si respira la genuinitร di un presente ancorato alle antiche tradizioni e si percepisce il fascino di una storia antica e complessa. Tra le piรน importanti testimonianze storico-architettoniche figurano: i resti del castelloย normanno, oggetto di rifacimenti nel XV e XVII secolo; la cattedrale, piรน volte rimaneggiata, in cui si possono ammirare pregevoli opere dโarte; la chiesa di Santa Maria della Pietร , di origini duecentesche e poi altre chiese, diversi palazzi storici abbelliti da suggestivi portali in pietra e le numerose botteghe dei maestri ceramisti le cui creazioni hanno ottenuto il marchio D.O.C.
Lโarte della lavorazione della ceramica di Squillace affonda le radici nel suo antico passato legato alla colonia greca Skylletion e nei secoli i Maestri Figuli di Squillace hanno saputo donarle fama e prestigio al punto che le loro creazioni oltre ad essere conosciute in tutta la regione, erano anche molto richieste ed apprezzate nelle grandi corti europee come quella di Ferrante dโAragona nel sec. XV. La costante produzione artigianale squillacese รจ rappresentata nel tempo da numerosi reperti di elevato valore artistico custoditi nei piรน importanti musei del mondo quali Londra, Parigi, New York, Capodimonte, Palermo, Faenza.
La caratteristica delle ceramiche dei maestri squillacesi รจ la realizzazione di manufatti decorati con lโantica tecnica dellโingobbio, un procedimento che consiste nel rivestire il manufatto di un velo di argilla caolinite (di colore bianco), che viene poi decorato a graffio con una punta acuminata. Lโargilla, cosรฌ messa a nudo, in prima cottura assume un colore rosso scuro in contrasto con lโornato ingobbiato biancastro.



ย Lโitinerario alla scoperta del borgo di Squillace parte dalla piazza centrale dominata dallโimponente Concattedrale dedicata a S. Maria Assunta.A tal proposito, occorre sottolineare che la diocesi di Squillace รจ una delle piรน antiche della Calabria e risale ad etร tardo antica. Il suo primo vescovo storicamente noto, infatti รจ Gaudenzio, la cui presenza รจ documentata nel 465 a Roma per sottoscrivere gli atti del Sinodo romano di papa Ilario (461-468). Dal 1986 la diocesi di Squillace รจ unita allโarcidiocesi di Catanzaro. Ma ora passiamo al Duomo e alla sua storia ricca di vicissitudini. Esso venne edificato nel 1096 per volere del conte normanno Ruggiero I dโAltavilla e subรฌ numerosi rimaneggiamenti nei secoli successivi. Purtroppo il terremoto del 1783 rase quasi interamente al suolo lโimportante luogo di culto che oggi si presenta con un volto nuovo, frutto di abbellimenti e rimaneggiamenti degli ultimi due secoli.


ย La facciata odierna รจ stata realizzata in pietra da taglio di ispirazione romanica e si presenta con un corpo centrale leggermente avanzato rispetto a quelli laterali e tre portali decorati da timpani a lunetta. Essa รจ divisa in due da una trabeazione con balaustre posta in senso orizzontale e presenta, nella parte superiore, due monofore e sulla destra, un orologio. Lโinterno, con pianta a croce latina, รจ suddiviso in tre navate ed impreziosito da numerose opere di pregio come, le decorazioni realizzate da Carmelo Zimatore e Diego Grillo da Pizzo tra il 1915 e il 1918; un fonte battesimale del XVI secolo, il monumento sepolcrale al vescovo Capece Galeota, vissuto tra il XV ed il XVI secolo. Si segnala inoltre un prezioso sarcofago in marmo risalente al V โ VI secolo collegato alla figura di Cassiodoro, uno dei piรน grandi personaggi della tarda romanitร , nato a Scolacium sul finire del V secolo. ย ย ย ย
Una delle cappelle dellโedificio sacro รจ dedicata a SantโAgazio Martire, patrono di Squillace. Oltre alle decorazioni che raffigurano anche scene del suo martirio, nella cappella sono custodite anche le reliquie del Santo che era un centurione romano della Cappadocia, decapitato sotto Diocleziano in Costantinopoli nel 311 d.C. Il culto di SantโAgazio, secondo la leggenda, giunse a Squillace assieme alle reliquie, contenute in unโurna trasportata dalle onde del mare. La storia invece narra che avvenne per opera dei monaci basiliani i quali, durante la lotta iconoclasta di Leone III Isaurico, lasciarono lโOriente per approdare sulle coste calabresi e siciliane.

Risalendo per le viuzze del borgo si giunge alla chiesetta di Santa Maria della Pietร , conosciuta anche come โchiesetta goticaโ. Il piccolo edificio, molto affascinante, risale al XIII secolo e fu trasformato in luogo di culto solo nel 1853.

Lโesterno รจ caratterizzato da un portale con arco a sesto acuto in conci di calcare bianco che si apre sul lato est e costituisce lโingresso principale e da un prospetto che si affaccia a sud con ingresso secondario e due monofore sempre con archi a sesto acuto. Mentre lโingresso principale รจ autentico, sorgono dubbi sullโoriginalitร del prospetto sud, dove sia il secondo accesso che le monofore sembrano posteriori: si tratterebbe in questo caso del riuso di materiali di pregio di XIII-XIV secolo provenienti forse dal medesimo edificio, riadattati quando nel XIX secolo lโaula fu restaurata per volere del nobile Giuseppe Rotella Marincola, in prospettiva della trasformazione in chiesa. Allโinterno, la chiesetta presenta unโaula a pianta quadrangolare, suddivisa in quattro campate da un pilastro centrale piuttosto massiccio e posizionato in modo obliquo rispetto ai muri perimetrali. Volte a crociera costolonate con conci squadrati di calcare coprono le campate, mentre le chiavi delle quattro volte sono decorate con motivi geometrici e floreali.
Prima di giungere al castello normanno, si puรฒ fare una sosta in una delle numerose botteghe artigiane che costellano il borgo per acquistare i pregiati manufatti di ceramica (a marchio D.O.C.), frutto del lavoro e della creativitร dei maestri squillacesi ed assistere alla dimostrazione pratica della loro creazione. I ceramisti del luogo, infatti, sono sempre ben felici di illustrare ai visitatori le tecniche di produzione e decorazione dei loro manufatti e lโantica storia di unโarte millenaria alla quale i loro avi hanno saputo donare fama e pregio.


Il castello di Squillace domina il paese dal punto piรน alto del colle. Esso fu edificato dai normanni nella seconda metร dellโXI secolo a conclusione della campagna di conquista della Calabria contro i Bizantini che avevano posseduto la regione e piรน in generale lโItalia Meridionale, per oltre 5 secoli. Con la dominazione normanna si aprรฌ per Squillace un periodo molto importante: in epoca normanna, infatti, esso costituiva il caposaldo amministrativo, politico e religioso piรน importante della costa ionica.


Nellโedificazione del maniero, i normanni adottarono il loro modello standard con la costruzione di un grande torrione centrale, il donjon, che costituiva di per sรฉ la fortezza. Lโedificio fu costruito in pietra locale (granito) e non in mattone (come facevano soprattutto i romani e i bizantini). Il torrione era suddiviso in piรน piani e aveva diverse destinazioni dโuso: a pianterreno cera probabilmente un magazzino per la conservazione delle derrate alimentari, il primo piano era destinato al ricevimento degli ospiti e alle assemblee, al secondo una sala privata ed infine cโera una terrazza merlata. Ai piedi della torre, la cittadella fortificata, protetta e sorvegliata dallo stesso donjon.
Nei secoli successivi il castello subรฌ vari rimaneggiamenti: nel corso del XII secolo venne costruito il primo vero e proprio muro di cinta a protezione del torrione e realizzata la prima via di fuga. In seguito, sotto Federico II, si decise di rafforzare il torrione e anche il muro di cinta, con la costruzione di una torre poligonale, ancora oggi visibile sul lato est. Sempre nel XIII secolo lโimperatore fece realizzare un ambiente dotato di bagni in cui era possibile bagnarsi con acqua calda e fredda, il Palazzo.
A tal proposito, si costruirono anche due cisterne per la conservazione dellโacqua piovana. Con lโavvento degli Angioini, la cinta muraria venne ancora modificata, con lโaggiunta di una torre circolare a protezione dellโentrata al castello. Furono i Borgia gli ultimi ad apportare modifiche importanti al castello. In particolare, essi avrebbero voluto realizzare un grande palazzo sulle macerie di quello federiciano. Questo ambiente, che non รจ stato mai completato, avrebbe dovuto essere illuminato da grandi finestroni rettangolari, visibili ancora oggi, sui prospetti sud ed ovest del castello.
Purtroppo il terribile sisma del 1783 non ha risparmiato lโimponente struttura che รจ stata gravemente danneggiata. Oggi รจ possibile ammirare la cinta muraria, lโingresso sul quale troneggia lo stemma della famiglia Borgia e i resti dei vari ambienti descritti.




Allโinterno del castello, in un piccolo museo, รจ custodita una collezione di abiti medievali, insieme agli stemmi delle nobili casate che hanno dominato la cittร .


Sempre allโinterno del piccolo antiquarium ci sono anche i resti dei famosi โguerrieri di Squillaceโ.


La tomba dei due individui รจ statarinvenuta nel 1994 durante una campagna di scavi allโinterno del castello e siccome i corpi si trovavano adagiati uno accanto allโaltro con le mani sovrapposte, si รจ pensato che si trattasse di due sfortunati amanti. Perรฒ le successive indagini hanno fatto svanire questa romantica ipotesi, rivelando che i resti appartengono a due individui maschi morti di morte violenta. Probabilmente legati da rapporti di parentela, i due sarebbero morti quasi simultaneamente durante uno scontro armato avvenuto nel corso del XIII secolo. La dinamica dello scontro รจ raffigurata nei pannelli descrittivi del museo, frutto delle ricostruzioni degli esperti, i quali grazie a delle tecniche innovative, sono riusciti anche a risalire alle probabili fattezze fisiche dei volti dei due guerrieri.
Il castello, in seguito ha riservato anche altre โsorpreseโ. Altri scavi archeologici condotti nel 2008 hanno permesso di rintracciare una necropoli di epoca tardoantica. I ricchi corredi (orecchini inย oro, pettini in avorio, brocchette in ceramica) trovati allโinterno delle tombe, che fanno ipotizzare un’estrazione sociale elevata degli inumati. La necropoli costituisce la testimonianza archeologica piรน antica dell’occupazione del colle di Squillace.

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Angela Rubino
Sono nata a Catanzaro il 15 ottobre del 1976. Grazie ai miei studi sulla storia, la cultura e le tradizioni locali ho compreso quanto di sommerso ci sia nella storia e cultura della terra di Calabria, eccellenze poco conosciute dagli stessi abitanti del luogo, ma che meritano di essere conosciute, studiate e raccontate a tutti e in piรน lingue possibili! Ho raccontato la Calabria come giornalista e blogger per poi passare a farlo come guida. In seguito al progetto didattico โTrame di Setaโ, nel 2016 ho fondato insieme ad altri appassionati lโassociazione CulturAttiva e nel 2018 ho conseguito lโabilitazione ad esercitare la professione di guida turistica. Il mio sogno รจ quello di incrementare sempre di piรน questa mia professione e di pari passo la mia associazione.