La presenza di risorse minerarie ha da sempre attirato in Sardegna l’interesse dei popoli del Mediterraneo. La “risorsa mineraria” utilizzata in Sardegna dai tempi più antichi è l’ossidiana: la sua estrazione risale al sesto millennio a.C. ed era localizzata nel Monte Arci, un rilievo vulcanico, ormai inattivo, situato nell’oristanese, nella Sardegna centro-occidentale.

L’ossidiana veniva raccolta dapprima lungo i corsi d’acqua, in frammenti più o meno piccoli, trasportati dall’acqua; successivamente, con l’aumento della richiesta del materiale, l’uomo iniziò a risalire il corso d’acqua per raggiungere le aree di deposito dell’ossidiana e prelevare la roccia in situ, in modo da estrarre blocchi abbastanza grandi da poter essere trasportati e lavorati nei villaggi situati alla base del monte.
Sono state ritrovate “officine” anche nei luoghi di prelievo, stazioni di lavorazione in cui troviamo ancora frammenti più o meno grandi, lasciati sul terreno perché scarti o errori di lavorazione e numerosi manufatti, provenienti dal Monte Arci, sono stati trovati in altre località sarde, in Toscana, nel Nord Italia e nel Sud della Francia.
La prima lavorazione prevedeva il taglio di un blocco a forma circa piramidale, più facilmente lavorabile a causa delle caratteristiche del materiale. L’ossidiana è infatti un vetro, che deriva dalla solidificazione di una lava che si è raffreddata velocemente, senza avere il tempo di cristallizzare.
Queste caratteristiche conferiscono all’ossidiana delle proprietà che i nostri antenati avevano imparato a conoscere bene: la fratturazione dell’ossidiana è di tipo concoide e si può ottenere anche orientando la pressione delle dita o del corpo, anche con l’aiuto di utensili, per ottenere oggetti che hanno capacità di tagliare in modo preciso ed efficace.
L’ossidiana veniva infatti anticamente utilizzata anche per incidere i cadaveri, asportare le viscere e preparare il corpo all’imbalsamazione. Altri utilizzi erano il confezionamento di frecce, lance e attrezzi di taglio per uso quotidiano. Esistono anche oggetti di ornamento: l’ossidiana era ed è un materiale prezioso, che si trova solo in alcune aree della Terra.
Oggi possiamo andare a camminare sul Monte Arci, dove troviamo sul terreno l’ossidiana e possiamo visitare le antiche “officine” di lavorazione, ben identificabili attraverso i numerosi ritrovamenti.

Il prelievo di ossidiana è vietato da un’ordinanza su tutto il territorio comunale, pena multe fino a € 500.

Il nostro itinerario parte dalla località Sennixeddu o Onnixeddu (= il figlio o il fratello del Giudice, il signore che governava in Sardegna in epoca giudicale), dove troviamo una pineta di rimboschimento nella quale, nell’ambito di un progetto di ripopolamento dei rapaci notturni, sono state installate delle cassette nido e dei pannelli illustrativi della biologia di ciascuna specie.
La visita di quest’area è interessante in particolare al crepuscolo o durante la notte, in quanto è possibile ascoltare i canti e i richiami dei rapaci notturni che popolano questo bosco: Assiolo, Civetta, Barbagianni e Gufo comune. Il bosco è ovviamente abitato da numerose altre specie di Mammiferi (Cinghiale, Cervo, Volpe, Martora, Donnola, etc), Uccelli (Picchio rosso maggiore, Cinciallegra, Fringuello, Colombaccio, Ghiandaia, Gheppio, Poiana, etc), Rettili, Anfibi e Insetti.


Proseguendo il nostro cammino troviamo ben presto i primi blocchi di ossidiana, disseminati nel suolo e ai lati del sentiero, ma soprattutto nel sentiero stesso. Calpestiamo numerosi frammenti che quasi “suonano” sotto i nostri passi. Alberto Della Marmora, il generale piemontese che percorso in lungo e in largo la nostra Isola lasciandoci moltissime notizie sui territori attraversati, parla di questo sentiero raccontando che “pare di camminare su cocci di bottiglie di vetro, come si trattasse di residui di una fabbrica di bottiglie”. In località Scala Crobina troviamo le officine di lavorazione, in cui il terreno è letteralmente cosparso di frammenti di varie dimensioni.
Tutto il percorso si snoda in un bellissimo bosco di Lecci e Sughere, ricco di acqua, muschio e, nel periodo primaverile, di magnifiche fioriture (ciclamino, borraggine, orchidee di varie specie, gigaro, lavanda, cisto di varie specie, camomilla, viola, etc). L’humus abbondante permette anche la crescita di numerose specie di funghi.



Giunti in quota, possiamo ammirare un ampio panorama fino al Gennargentu, il massiccio più elevato dell’Isola.
Questo bosco si trova nel territorio del comune di Pau e nel paese, piccolo ma ben curato, potrete trovare l’unico Museo dell’ossidiana dell’Europa (ne esiste solo un altro in Giappone), ricco di reperti, in cui le espertissime guide vi racconteranno la geologia, la storia e le vicende dei popoli che hanno abitato questi luoghi in passato. Visita altamente consigliata anche per le varie attività di animazione organizzate dalle stesse guide.

A Pau troverete anche in Ristorante-Bar per una piacevole sosta rigenerante.
Cosa aspettate a venire a Pau? Spero di aver suscitato la vostra curiosità: se così fosse sarò lieta di accompagnarvi a scoprire le meraviglie di Pau e dintorni o di altre zone della nostra meravigliosa Terra!
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Ciao, sono Stefania Contini, una Guida Escursionistica Ambientale iscritta al Registro Regionale della Regione Sardegna. Sono una Biologa e Naturalista, Dottore in Ecopatologia della Fauna Selvatica, amo molto la mia Terra; dopo un percorso di formazione articolato ho capito che la mia vocazione è quella di accompagnare le persone “Alla scoperta di..”: è questo il nome della ditta individuale con cui esercito l’attività di guida nella gran parte del territorio sardo. Vivo nel sud-est dell’Isola, dove ho aperto il B&B Sette Fratelli, situato ai piedi della foresta omonima. Vi aspetto!