Natura e Avventura – Il Giardino botanico di Pratorondanino (GE)

Fino a cosa può condurre l’amore per la natura? Possiamo farcene un’idea parlando del Giardino Botanico di Pratorondanino…

Questa storia inizia con un gruppo di persone, uomini accomunati da una forte passione per le piante, che un giorno decisero di divulgare le loro conoscenze, creando un giardino dove poter esporre al pubblico le loro piante preferite.

Nonostante alcune iniziali maldicenze verso questi personaggi visionari, quarant’anni dopo questo giardino vive ancora e non solo è apprezzato e visitato da molte persone ogni anno ma è addirittura entrato a far parte delle aree protette regionali della Liguria.

Che regione affascinante è la Liguria. Diverse volte nei miei articoli ho fatto cenni alla Liguria e di motivi per cui si tratta di una regione di grande pregio naturalistico ne possiamo trovare a bizzeffe. La Liguria è una di quelle regioni dove si possono trovare tutti i tipi di ambienti riscontrabili nella penisola italiana, da quello costiero a quello alpino, passando per gli ambienti arbustivi della macchia mediterranea, ai boschi misti submontani, alle faggete e alle praterie.

La vasta geo diversità ligure ci permette di osservare quasi il cento per cento di tutti i tipi di rocce esistenti al monto, concentrate in un’unica regione, mentre dal punto di vista biologico, non solo troviamo un’ampia ricchezza in specie vegetali e animali, ma assistiamo alla presenza di una grande quantità di endemismi e casi di specie mediterranee in espansione.

Il Giardino Botanico di Pratorondanino quindi cosa sarà? Si tratta di una sorta di “riassunto” degli ambienti appenninici liguri rappresentati mediante la vegetazione che in essi vive, talvolta arricchiti di specie provenienti da altre parti del globo terrestre, per dare il piacere all’osservatore, di fare un immaginario viaggio attorno al mondo attraverso le piante che qui può contemplare.

Così come in Appennino, qui troviamo riprodotti una grande diversità di ecosistemi, da quello prettamente roccioso, a quello lacustre, a quello prativo, a quello boscoso; il Giardino è un puzzle di ambienti ricreati per incorniciare al meglio le specie vegetali che in esso vivono.

Nella parte alta e più esposta al vento troviamo degli ambienti particolari: le cosiddette roccere, che altro non sono che la simulazione di una rupe. Aree composte da rocce che riproducono quegli ambienti rupicoli dove la selezione naturale verso le specie botaniche si fa più ardua. La mancanza di uno spesso strato di suolo e con esso di una riserva d’acqua consistente e duratura, fa sì che solo specie che presentino certi adattamenti molto specifici a queste situazioni riescano a sopravvivere.

Tra queste possiamo trovare diverse specie di saxifragaceae e di crassulaceae, famiglie di piante caratterizzate da un portamento basso e foglie dalla consistenza “grassa”, data dalla presenza di parenchimi acquiferi, tessuti che immagazzinano al meglio quella poca acqua che possono raccogliere dopo le piogge.

Di questi tipi di ambienti denominati roccere, nel Giardino Botanico di Pratorondanino ne troviamo due tipi: roccere calcaree, e roccere serpentinicole. Dove sta la differenza? Non di certo nel fatto che nelle seconde ci siano molti serpenti.

Lilium martagon del Giardino Botanico di Pratorondanino
Lilium martagon

La differenza tra le due tipologie di ambienti risiede nel chimismo delle rocce: nelle prime, le rocce sono a composizione per lo più carbonatica, quindi rocce appartenenti al gruppo delle rocce sedimentarie originatesi dalla deposizione di sali in acque sovrassature, mentre le seconde sono composte da serpentinite, una roccia metamorfica originatasi da rocce magmatiche (quindi a composizione silicea) particolarmente ricca in metalli quali magnesio e ferro.

Rocce del Giardino Botanico di Pratorondanino

Questo ambiente risulta essere molto selettivo, oltre che dal punto di vista prettamente fisico, anche sotto l’aspetto chimico infatti, come già citato in alcuni dei miei precedenti articoli, l’eccessiva presenza di metalli in questa roccia, può risultare tossica per le piante. Le piante aventi adattamenti specifici per questo tipo di ambiente sono dette serpentinofite e tra queste, a Pratorondanino, troviamo forse la più simbolica per questa regione: il Cerastium utriense barberis (Peverina di Voltri), specie endemica della Liguria che risiede nell’area appenninica alle spalle di Genova, il cui basamento roccioso prende il nome di “Gruppo di Voltri”.

 Lo stagno, posto nel mezzo di una radura, ambiente che ispira pace a spirito meditativo negli avventori che frequentano il Giardino Botanico di Pratorondanino, circondato da Iris pseudacorus, la carnivora Sarracenia purpurea, un tappeto di Sphagnum sp. e recante qua e là qualche ciuffetto di Sedum dasiphyllum, nasconde al suo interno ben due specie di tritoni: i ben noti tritoni alpestri (Ichtyosaura alpestris) e i tritoni crestati (Triturus carnifex). Una particolarità zoologica non da poco visto che il tritone crestato attualmente è una specie il cui areale è in fase di regressione, il che porta ad un conseguente aumento del rischio di estinzioni locali e regionali.

Un fiore all’occhiello per il Giardino Botanico di Pratorondanino che riesce ad essere, oltre che un museo a cielo aperto, anche un laboratorio di biodiversità ed ecologia da studiare con attenzione.

Le ninfee del Giardino Botanico di Pratorondanino

La Wollemia nobilis, una specie vegetale che potrebbe essere tranquillamente considerata la superstar del Giardino essendo l’albero più antico e raro del mondo, viene qui rappresentata con due alberi. Inizialmente conosciuta attraverso le testimonianze fossili provenienti da un lontano passato geologico, è stata considerata estinta per decine di anni finché, nel 1994, un fortuito ritrovamento di questa specie, in fondo ad un canyon australiano profondo duecento metri, ha insegnato all’umanità come alcune specie possono passare inosservate per decine di milioni di anni, restando perfettamente vitali.

Wollemia nobilis nel Giardino Botanico di Pratorondanino
La Wollemia nobilis

Nei pressi di questa mitica pianta troviamo un esemplare di Araucaria araucana, una pianta originaria del Sud America dalle foglie piccole, coriacee e maledettamente acuminate. Questa specie, spesso coltivata come pianta ornamentale, forma dei boschi dalla forma strana sulle pendici delle Ande: un bosco di piante dalle foglie taglienti come rasoi.

L'Araucaria del Giardino Botanico di Pratorondanino
L’Araucaria araucana

Oltre a questi due alberi, nel Giardino Botanico di Pratorondanino vi possiamo trovare diverse specie particolari e non comuni per queste zone: possiamo avvistare la Sequoia, tipica specie nordamericana le cui dimensioni possono diventare veramente ciclopiche, il Tasso, l’Amamelide e una buona quantità di specie rinvenibili alle nostre latitudini, tutte mescolate nella grande diversità di ambienti che nel Giardino possiamo trovare.

Alberi del Giardino Botanico di Pratorondanino

Tra le specie arbustive di particolare pregio è possibile osservare, oltre che i comuni ginepri tipici delle zone popolate a macchia mediterranea, anche diverse specie di rododendri, tenaci arbusti che colorano le rupi e le brulle pietraie alpine delle quote medie alpestri italiane e non.

Pini altissimi nel Giardino Botanico di Pratorondanino

Come possiamo già intuire, la stagione migliore per osservare le fioriture è la primavera ed infatti in questo periodo possiamo osservare all’interno del Giardino il maggior numero di piante in fiore, tra cui le diverse specie di orchidee, tra le quali troviamo la Dactylorizha maculata che riesce a crescere spontaneamente anche al di fuori dell’area nel quale è stata piantata, la Platantera bifolia, il Cypripedium formosanum, e il Cypripedium calceolus, la pianta preferita degli storici fondatori. Questa specie, oggi rarissima nell’arco alpino, da antichi scrittori è stata associata, per la sua bellezza, alla leggenda della dea venere che si mostra uscendo dal mare.

Le orchidee del Giardino Botanico di Pratorondanino
Le orchidee

La vegetazione spontanea fa la sua parte nella composizione floristica del Giardino arricchendola di specie, di colori e soprattutto portando naturalità in un sito che essendo per l’appunto un “giardino”, potrebbe apparire come un ambiente artificiale privo delle tipiche dinamiche proprie di un ambiente naturale.

La stagione inizia con pennellate di violetto e fucsia date da Heritronium dens-canis e Hepatica nobilis per poi tingersi di giallo con tappeti di Narcissus pseudonarcissus. Successivamente il giallo si intensifica con l’aggiunta di Ranunculus sp. e Papaver sp. a cui si aggiungono le tonalità violacee dell’Aquilegia atra e delle sua varietà bianche.

Un patrimonio di cibo incredibile per gli insetti impollinatori che qui possono banchettare a volontà durante la bella stagione attratti da una miscellanea di odori e di colori, dovendo però stare attenti a non cadere nelle trappole viscose della Sarracenia, una pianta carnivora che vive sulle sponde di uno dei due stagni e che ha fatto delle sue foglie, trappole mortali per gli insetti che decidono di voler assaggiare le sue secrezioni.

Un giardino non è semplicemente un insieme di piante messe a dimora l’una vicino all’altra ma un insieme di specie viventi di diversi regni che lavorano assieme per il progredire della vita, così a fianco a fiori di estrema bellezza come il Giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum) o il Giglio pomponio (Lilium pomponium), alberi protagonisti dei romanzi di Rigoni Stern e alberi provenienti da oltre oceano, crescono funghi e imperversano ospiti animali, tra i quali, oltre ai già citati tritoni, troviamo uccelli, rettili e mammiferi.

Non è raro avvistare, nel Giardino Botanico di Pratorondanino, qualche serpentello che saetta tra gli stelli, qualche uccello che canta appollaiato ai rami dell’arboreto, il becchettio di qualche picchio intento a scavare la propria tana o le tracce del passaggio di qualche piccolo mammifero.

Fiori speciali nel Giardino Botanico di Pratorondanino
Lilium pomponium

La divulgazione naturalistica non esclude nulla, per cui all’interno dell’area del Giardino Botanico di Pratorondanino è presente un piccolo museo nel quale è possibile osservare alcuni reperti litologici e alcuni fossili della Liguria, testimoni di un antico passato tropicale.

Oggi il Giardino Botanico di Pratorondanino è frequentato da visitatori in fuga dalla città di Genova, da escursionisti che esplorano l’Appennino ligure, da appassionati di piante che qui vengono a cercare il loro darshan, da birdwatcher in cerca di volatili e da scolaresche in visita d’istruzione e studenti universitari affamati di conoscenza.

Se vogliamo trovare una risposta alla domanda che ci siamo posti in partenza, per capire dove possa portare l’amore per la natura, dopo aver visitato questo giardino potremo affermare che non può che portare alla conoscenza, al benessere della comunità e alla vita in tutte le sue forme. Namastè!


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Ciao a tutti, mi chiamo Matteo, e la natura è sempre stata una parte fondamentale della mia vita. Questa passione mi ha accompagnato durante la mia crescita, finché non è sfociata in determinazione nel volerla trasformare in una professione. Ho frequentato così un percorso universitario a tema ambientale naturalistico che mi ha dato modo di ampliare ed approfondire nel modo migliore le mie conoscenze in materia e, successivamente, spinto dal voler trasmettere le sensazioni che la natura può regalare, sono diventato guida escursionistica. Inoltre, faccio parte dell’associazione Docet Natura e collaboro con ASD La Ventura. Provo un’immensa soddisfazione nel vedere i sorrisi e gli sguardi pieni di meraviglia nelle persone che scoprono la maestosità di piccoli fenomeni naturali, a loro poco prima sconosciuti!

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