Avete mai ammirato la bellezza dell’Arca del Beato Bertrando al Museo nel Duomo di Udine? Approfondiamola insieme in questo nuovo articolo!

Il Patriarca Bertrando di Saint Geniès è sicuramente una delle figure più importanti nella storia friulana: tra le tante sue imprese e opere commissionate rientrano sia l’Arca marmorea che egli fece costruire per ospitare i supposti resti dei protomartiri Ermacora e Fortunato nella basilica di Aquileia, sia il Battistero adiacente al Duomo di Udine in cui questo monumento è oggi esposto al pubblico. Tra l’altro questo edificio ospita anche parte del museo del Duomo dedicato proprio a Bertrando.
Che l’arca, pensata per Aquileia, si trovi adesso a Udine, è conseguenza del fatto che qualche anno dopo la morte del Patriarca avvenuta nel 1350, per omaggiare cotanta personalità, chi di dovere pensò che il sarcofago potesse essere meglio impiegato per contenere la salma di Bertrando stesso, piuttosto che le ossa dei due protomartiri: perciò l’opera venne trasportata nella città dove è oggi visibile.
Nonostante il cambio di occupante, tuttavia, anche Ermacora e Fortunato possono stare contenti, in quanto il fatto che originariamente l’arca fosse stata destinata a loro è tutt’ora testimoniato e ben visibile nell’iconografia dei rilievi della stessa. Il complesso scultoreo si presenta sorretto ai quattro angoli del parallelepipedo da altrettante cariatidi, più un telamone centrale: i personaggi femminili vengono in genere identificati come le Sante Vergini Martiri Aquileiesi, in linea con il contesto primigenio dell’arca. Il collegamento aquileiese è presente anche nell’ispirazione per la narrazione delle storie dei due protomartiri che si sviluppa nei bassorilievi sulle quattro facce visibili della cassa sopra alle sculture-colonne, giacché la stesura degli episodi ricalca quella degli affreschi romanici della cripta della Basilica di Aquileia.


In generale la scultura e la lavorazione sono semplici e lisciate, non vi è frenesia nell’incidere la pietra in ogni singolo particolare, ma, al contrario le superfici sono lasciate discretamente libere: piuttosto che cesellare in abbondanza a livello orizzontale, creando fioretti di incisioni, lo scalpello preferisce lavorare sul volume per definire i personaggi e i corpi, che così risultano nitidi e stondati. Questo, insieme alla chiarezza del marmo, dà all’insieme una parvenza quasi minimale, in cui è la forma a farla da padrona: per definire questa infatti i maestri all’opera, oltre a non essere attratti dall’horror vacui, hanno utilizzato un tratto molto discreto, poco dedito a svolazzi o linee che si sviluppano innaturalmente o che si congiungono in maniera acrobatica.


La tratteggiatura è calibrata sia nella profondità che nel numero di elementi impiegati. Sicuramente essa è il fattore che maggiormente crea chiaroscuro nella visione d’insieme, visto che gli scultori hanno cercato appunto di lavorare sulle tre dimensioni piuttosto che sulla decorazione; tuttavia anche lo scavo della pietra in profondità non assume mai i tratti di una ricerca di contrasti incisivi di luci e ombre. La figurazione risulta quindi chiara, semplice e comunicativa. I nostri artefici poi, nel delineare i personaggi, utilizzano il minimo indispensabile: se un abito che cala sulla figura di un personaggio può essere rappresentato con un certo numero di pieghe, e tanto basta a comprendere che in quella porzione di spazio c’è una veste sopra ad un uomo, allora quella è la quantità giusta di particolare da delineare.


I questa lavorazione sintetica spiccano scene di particolare realismo come quella in cui Ermagora, nudo, viene flagellato sulla pubblica piazza: colpisce come i piissimi scultori medievali non si siano fatti problemi a mettere in mostra un Santo nella sua nudità più totale, e che anzi lo abbiano voluto porre al centro della scena. Questo per far capire al proprio pubblico il valore cristiano dell’umiliazione, che invece di abbassare di grado e livello chi la subisce, al contrario lo innalza alla gloria: tanto che l’episodio può essere rappresentato come exemplum virtutis anche sul sarcofago di un illustre Patriarca.

Buona visita!
Vorresti organizzare una visita guidata qui?
Seguici sui canali social per non perdere novità, eventi, consigli e idee per il tuo tempo libero:
Simone Costantini
Ho studiato Storia dell’arte a Udine e a Milano, lavorando poi per diverse realtà museali sia in Friuli, casa mia, che nella città meneghina: sono specializzato in arte contemporanea, ma non limitato ad essa. Gironzolare per chiese e musei è quanto faccio nelle mie giornate libere: spero che quanto avete letto o leggerete di mio ve ne possa trasmettere le motivazioni e che inizierete a farlo anche voi!