Moncaro Vini, la cantina più grande delle Marche

Visitare Moncaro, la più grande cantina di tutta la regione Marche, con 10 milioni di bottiglie prodotte ogni anno grazie ai suoi 1.300 ettari vitati, è un’emozione particolare, che porta con sè il fascino della storia e la ricchezza di chi sa di poter presentare sul mercato una varietà di proposte davvero fuori dal comune.

Forte il legame con la terra d’origine, che ritroviamo già nel nome: Moncaro, infatti, deriva proprio dalla contrazione di Montecarotto, uno dei Castelli di Jesi.

Moncaro Vini

Guidati da Giuliano D’Ignazi, enologo capo dell’azienda, nonché presidente di Assoenologi Marche, abbiamo avuto il piacere di visionare tutta l’area produttiva, fino ad arrivare al Ristorante Erard, presso cui si trova la bottaia che ospita le pupitre su cui sono adagiate le preziose bottiglie di “Madreperla”: l’elegante metodo classico di verdicchio, affinato oltre 5 anni sui lieviti. Una bollicina straordinaria per intensità olfattiva e finezza gustativa: questo è ciò che ci regala il Brut del 2017. La liqueur de tirage, ovviamente segreta, racchiude al suo interno varie annate del verdicchio riserva Vigna Novali ed anche un tocco di brandy maturato per almeno 10 anni in vecchie barrique.

Questa è, però, solo una delle eccellenze dell’azienda Moncaro, che ha modo di soddisfare i palati più esigenti con una molteplicità di offerte che spazia dalla birra di Verdicchio fino allo stesso brandy, anch’esso ottenuto dalle uve del vitigno simbolo di questa zona delle Marche, nonché di tutta la regione.

Ci troviamo a Montecarotto, nel cuore dei Castelli di Jesi, anche se i vitigni dell’azienda sono, ovviamente, distribuiti in diverse zone ed affondano le loro radici su terreni anche molto diversi tra loro, donando ai vini sfumature di colori e di sapori estremamente variegate.

Ci immergiamo, allora, in questa grande varietà, cominciando con “Le Vele”, uno dei simboli dell’azienda: un vino ottenuto avendo cura di proteggere il mosto dall’ossidazione ed utilizzando lieviti selezionati. L’annata degustata, per questo Verdicchio dei Castelli Jesi DOC Classico è la 2022. Un’annata calda che ci regala un vino dal naso fine, abbastanza elegante, non particolarmente complesso, in cui i fiori gialli e l’agrume la fanno da padrone. In bocca regna l’equilibrio: sia dal punto di vista dell’acidità che da quello della persistenza.

Ci spostiamo ad assaggiare il frutto di tre vigneti differenti (San Lorenzo a Montecarotto, San Martino a Castelplanio e Serra de’ Conti) con il “Verde Ca’ Ruptae”: Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore, sempre dell’annata 2022. Un vino ottenuto da macerazione a freddo del mosto sulle bucce, maturato in acciaio, su fecce fini, per 4 mesi e per il quale sono stati impiegati lieviti autoctoni selezionati. Gli aromi qui si fanno più marcati, con note di glicine e frutta più matura; un passo in avanti anche dal punto di vista della struttura, supportata da una maggior carica alcolica: 13,5%.

Moncaro Vini Vigneti
I vigneti di Moncaro

Con “Atavico”, Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore Biologico del 2021, cambiamo annata e andiamo a scoprire un vino nato da un progetto (condiviso anche con la cantina Belisario, nella zona di Matelica) avviato nel 2013, in collaborazione con Riccardo Cotarella.

Si tratta di un vino non vinificato in riduzione e per il quale non è stata utilizzata solforosa: l’eccellente qualità delle uve di partenza e la grande attenzione in fase fermentativa, permettono di ottenere una quantità finale di solfiti inferiore a 10 mg/l, il che consente a questo vino di essere etichettato come un vino senza solfiti.

Il colore si fa giallo più tendente al dorato e gli aromi più intriganti, con richiami al caramello ad al balsamico. Potente ed elegante in bocca.

Chiude il “valzer dei bianchi” di Moncaro un bellissimo confronto tra le annate 2018 e 2008 del “Vigna Novali”, una delle (tante) eccellenze dell’azienda. Le uve provengono da un unico vigneto, situato tra i 300 ed i 350 metri di altitudine, con una resa di 70 q/ha. Sulle uve, raccolte tardivamente e quindi in parte surmature, si sviluppa la muffa nobile. 18 mesi di affinamento sulle fecce fini per l’annata 2018 e 8/9 per la 2008, ma per entrambe le annate, un tocco di barrique ad impreziosire il tutto, contribuendo alla longevità del prodotto finito. Giallo paglierino il 2018, giallo dorato il 2008. Note balsamiche che evolvono verso l’idrocarburo nella 2008, che si arricchisce anche di richiami che ricordano l’anice. Bocca piena e persistente, con una freschezza che varia col passare degli anni, ma si mantiene sempre caratteristica del verdicchio.

Moncaro Vini Barricaia
La barricaia di Moncaro

Restiamo sui 14 gradi alcolici, ma spostiamoci ora sui rossi, per apprezzare il “Campo delle Mura” Piceno DOC Superiore 2017. 70% Montepulciano e 30% Sangiovese: queste le uve che compongono questo vino, provenienti dai vigneti siti in Acquaviva Picena e Monteprandone. I terreni sono sciolti, con presenza di pietre, l’affinamento avviene in botti piccole ed il risultato finale è un bel rosso, dal colore non particolarmente intenso. Affascinante e complesso al naso, dove spiccano le note di frutta rossa e tabacco. Avvolgente ed armonico al palato.

Dal Rosso Piceno al Conero, con il “Vigneti del Parco” DOCG Riserva 2020. 18 mesi di maturazione in piccole botti di rovere francese ed almeno un anno di affinamento in bottiglia per questo vino prodotto da uve Montepulciano, coltivate all’interno del Parco Naturale del Conero, su terreni derivanti da rocce marnoso-calcaree, miste a terra rossa. Rosso rubino intenso, con richiami alla marasca ed alla liquirizia al naso. Grande freschezza ed eleganza al naso, tannino levigato e una struttura che permette di affrontare gli anni senza difficoltà.

Giungiamo, così, all’ultimo vino rosso in degustazione: “Nerone”, Conero DOCG Riserva 2017. Un nettare scuro ed impenetrabile, ottenuto sempre da uve montepulciano provenienti dal Conero, in parte raccolte tardivamente ed in parte lasciate appassire su graticci per sei settimane. I 15 mesi di affinamento in barrique ci regalano un vino che è un trionfo di profumi: dalla ciliegia sotto spirito, al cacao, alla liquirizia… Sapido, vellutato, persistente, elegante. Meravigliosa sintesi di ciò che questa grande cantina può regalare agli appassionati di grandi vini (e non solo…).

Un viaggio emozionante in grado di coinvolgere tutti sensi, regalando piacevoli momenti di pura gioia enoica!


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Raffaello De Crescenzo è un professionista della comunicazione, fortemente specializzato nel mondo del Food&Beverage ed abituato a muoversi in contesti internazionali. Nel 2016 ha pubblicato il libro Il profilo sensoriale del vino: Analisi ed applicazione del metodo e dal 2021 è anche Giudice Addestrato di Analisi Sensoriale. Formazione umanistica e Lauree di tipo Scientifico, ne fanno un tecnico in in grado di dialogare efficacemente sia con gli addetti ai lavori che con i neofiti. Amante dei viaggi, del buon cibo e del vino, collabora con “Posti e Pasti” dal 2022, con l’obiettivo di diffondere la Cultura che il mondo Agroalimentare porta con sé. Non a caso, dal 2013, Raffaello è noto sul web come “CulturAgroalimentare”, con follower che lo seguono da tutto il mondo, attraverso i social su cui è presente.