Benvenuti a Cupramontana, la capitale del Verdicchio, nell’entroterra anconetano, per andare alla scoperta oggi di un museo davvero interessante e unico nel suo genere: il museo internazionale dell’etichetta.



Prima di descriverlo e raccontarne la storia, voglio ricordarne la suggestiva location: le sale delle grotte-magazzino del medievale convento appartenuto alle suore benedettine e clarisse-francescane, di Santa Caterina.
Si tratta di un insieme di sale collegate da un corridoio, il tutto costruito in pietra locale con volte a crociera o a botte, che a metà secolo scorso ospitarono anche una storica Azienda di produzione vinicola e di spumanti, “Vescovo e Figli”, non più esistente oggi.
Questi ambienti, prima di diventare sede del museo internazionale dell’etichetta, dall’inizio del 2000, nel periodo natalizio, per alcuni anni consecutivi, hanno ospitato un presepio vivente, molto suggestivo grazie anche alla location, richiamando visitatori da varie cittadine marchigiane.
Intanto, dopo il 2015, quando le ultime anziane suore presenti nel convento sovrastante, se ne sono andate nelle case di riposo per religiosi, tutti gli ambienti dell’imponente struttura, sono stati restaurati ed adibiti a vari usi.
Ecco allora che oggi gli antichi suggestivi magazzini del convento, sono diventati sede del “Mig – Musei in grotta”, con il museo internazionale dell’etichetta, l’Ufficio Turistico e l’Enoteca Comunale; il primo piano ospita un asilo nido e una scuola materna, di antica tradizione, gestita nel passato proprio dalle suore; il secondo piano è sede dall’estate del 2021, dell’ “Accademia Erard, la Marca Harmonica”, un’ accademia musicale dedicata alla ricerca, restauro e pubblicazione di partiture di autori marchigiani, mai eseguiti in epoca moderna insieme al restauro o anche la costruzione ex novo, di antichi strumenti storici, barocchi e classici.
Senza ombra di dubbio comunque l’attrazione di tutto il complesso è rappresentata proprio dal Museo Internazionale dell’Etichetta.
Il Museo nacque nel 1987, grazie a un signore cuprense, Franco Rossi, allora geometra del comune, appassionato di raccolta di etichette che con l’ausilio del critico e storico d’arte jesino, scomparso da poco, Armando Ginesi, ebbero la geniale idea di trasformare questa passione, in bene collettivo, dando nascita al Museo!
La sua prima collocazione fu proprio di fronte a quella attuale, nel nobiliare settecentesco Palazzo Leoni, dove rimase fino al suo trasferimento nelle “grotte” di Santa Caterina.
Tenendo conto del vecchio allestimento, si sono allestiti i vari ambienti nella nuova sede, con diverse sezioni tematiche.
Si comincia con la sezione storica dove dei pannelli esplicatevi, raccontano la nascita e la storia dell’Etichetta, evidenziando che già i Greci e i Romani, nelle anfore in cui trasportavano vino, già all’epoca bevanda molto apprezzata chiamata “il nettare degli Dei”, ci scrivevano il luogo di provenienza.
L’excursus storico continua con i pannelli che ne raccontano lo sviluppo nel corso dei secoli, ma che saranno tuttavia stampate per la prima volta nel ‘700.
Via via saranno sempre più elaborate e decorate: inizialmente ci si scriveva solo il nome del vino e magari il cantiniere ci scriveva a penna l’anno di raccolta, poi la zona di provenienza, il nome del produttore oppure lo stemma nobiliare, ecc. …
Anno dopo anno, secolo dopo secolo, l’Etichetta è stata sempre più elaborata e sempre più importante per commercializzare il prodotto stesso.
Tra quelle storiche esposte nelle teche in vetro, oltre a quelle italiane, possiamo ammirarne varie francesi.
Particolari erano i fiaschi di Verdicchio, ne vediamo esposto uno, tipici una volta nelle tavole durante i pasti di tutte le famiglie, oggi poco in uso, che oltre alla classica etichetta, ne avevano anche una sul collo e sulla testa.
Proseguiamo il giro in queste suggestive sale ospitanti il nostro museo internazionale dell’etichetta e arriviamo in quella dedicata alla Sagra dell’Uva, di cui vi ho già raccontato in un articolo precedente ma che vale la pena ricordare brevemente.






La prima edizione venne celebrata domenica 23 settembre 1928, rappresentando storicamente la seconda più antica in Italia dopo quella dei castelli romani e la prima in regione!
Anno dopo anno, la prima domenica d’ottobre e i 3 giorni precedenti, a Cupramontana si celebra ancora oggi questa importante Sagra dell’Uva, tanto “sacra” ai cuprensi di ogni età; rappresenta la festa del raccolto che diventa vino, della fecondità di questa terra, dei vigneti di Verdicchio!
In quei giorni tutta la piazza è allestita da stands enogastronomici, le “capanne”, così chiamate dai cuprensi, dove è d’obbligo gustare un piatto tipico della cucina marchigiana: polenta, tagliatelle, gnocchi con sughi alla papera, al cinghiale, al ragù, il salame marchigiano “ciauscolo”, e tante altre specialità, ovviamente il tutto accompagnato dal Verdicchio!!!
Oltre ai concerti con artisti di grande fama, il venerdì, il sabato sera e la domenica tardo pomeriggio, da sottolineare è la sfilata dei carri allegorici, la domenica alle 15,30, tradizione cominciata proprio con la prima Sagra del 1928, dove i carri da sogno, elaborati dai ragazzi delle 5 contrade cuprensi partecipanti, si sfidano per ottenere il primo premio!
Nella sala dedicata alla Sagra dell’Uva, ammireremo una maschera di uno dei carri vincitori di questi ultimi anni, un antico torchio, e alcune riproduzioni delle locandine-manifesto che dal 1928 a oggi, hanno promosso e pubblicizzato la Sagra!
Continuiamo la nostra visita nelle sale del Museo e arriviamo a due interessanti sezioni: l’internazionale e l’artistica.
Nella sezione internazionale, ricordiamo ancora i 2 fondatori, il sig. Franco Rossi e il critico d’arte Armando Ginesi, che si appassionarono talmente alla raccolta di etichette, che decisero di procurarsele da ogni parte del mondo. Riuscirono nell’impresa infatti fanno oggi parte del patrimonio museale, tra le circa 100.000 etichette possedute, 40.000 provenienti da ogni continente e alcune di queste sono esposte nel Museo.
Possiamo ammirare nelle teche quelle australiane, giapponesi, messicane, arabe, turche e tante altre e ovviamente molte di vari paesi Europei: Francia, Svizzera, Germania, Spagna, ecc.…



A proposito del vino nell’arte invece, come ci ricordano i pannelli esposti con citazioni di opere saggistiche di intellettuali, gastronomi che nel corso dei secoli hanno elevato la dignità del vino, ad “opera culturale”, cominciamo ammirando tutta una serie di simpatiche e interessanti etichette esposte, come le 12 satiriche disegnate nel ’90 da Giorgio Forattini, quando in Italia si giocarono i mondiali di calcio; vi sono disegnati i politici caricaturati dell’epoca, vestiti da “azzurri”!


Ammiriamo anche un’etichetta progettata dal celebre artista di fama internazionale Carlo Rambaldi, ideatore del famosissimo extra terrestre E.T., il quale si presenta in questo caso, con un calice di vino tra le mani.
Continuiamo a muoverci tra le più svariate etichette, considerandole a questo punto delle vere e proprie piccole opere d’arte; c’imbattiamo su quelle ispirate ai manifesti del cinema e il nostro sguardo cade immediatamente su quella di “Via col vento”; poi ci sono quelle dedicate alle grandi storie d’amore del passato e tra gli altri, scoviamo Paolo e Francesca, Giuseppe Garibaldi e Anita.

Non mancano quelle dedicate ai personaggi storici, ai grandi artisti di ogni tempo, alle loro opere e quelle celebrative; tra le tante riconosciamo Federico II, Napoleone, Machiavelli, Michelangelo, Tiziano, Cezanne con “La casa con le mura screpolate”, l’autoritratto di Van Gogh ; poi ci appiano quelle celebrative con i personaggi storici, come Che Guevara, Hitler, Mussolini, Stalin e molti altri.



Tra quelle più particolari ci sono quelle “erotiche”, commercializzate negli anni ’70 in Francia, con i vari Cuvée Cote du Rhone “Libertine”, “Sexy” “Erotiques”.





Adatte a un pubblico più giovane invece sono le collezioni dedicate agli animali, ai funghi, alle automobili.
Ovviamente c’è la sezione dedicata al Verdiccho, il vino più famoso di tutto il territorio, che ha reso Cupramontana Capitale del Verdicchio dal lontano 1939, e che tra l’altro, in un articolo del New York Time del 2020, è stato dichiarato “il vino bianco più buono al mondo!”.
La sua storia e il la sua fama internazionale sono correlate alla famosa bottiglia a forma d’Anfora; in questa sua veste il Verdicchio ha cominciato a “girare” per tutto il mondo ottenendo poi, nel 1968, il riconoscimento DOC.
Fu un’azienda vinicola cuprense, la “Fazi Battaglia”, che si spostò poi in zona più bassa, a Castelplanio nel secondo dopoguerra, in funzione della presenza della ferrovia, ad introdurre la famosa bottiglia a “anfora”, disegnata dall’ architetto milanese Maiocchi, nel 1949; la prima etichetta invece fu elaborata dall’artista locale Raul Bartoli, dove appare una giovane contadinella che tiene in mano un grappolo d’uva, vestita con gli abiti tradizionali, e dietro, da scenografia, il Monte San Vicino.

Ricordo infine che ogni anno, dal 1992, viene indetto dal Museo il” Premio Nazionale Etichetta d’Oro”, e le Etichette vincitrici, dei vari produttori di tutta Italia che vi partecipano e vincono, vengono donate e esposte al Museo.

L’interessante esposizione del Museo Internazionale dell’Etichetta, ricordo essere anche membro di diritto della “Federation International de l’Etiquette”, termina qui, ma il percorso museale continua.
In un corridoio con alcune sale, si sviluppa la “Strada del Gusto”, dove si racconta tutta la storia del vino Verdicchio, con particolare attenzione anche agli aspetti geologici, geografici, climatici per concludere con la narrazione dell’antica tradizione agricola-mezzadrile del territorio marchigiano e di Cupramontana, e con il suggerimento di alcune appetitose ricette della tradizione campagnola!


Prima di salutarci facciamo un passaggio nell’ultima ampia sala delle grotte dell’antico convento: ci troviamo in enoteca ed allora brindiamo con un calice di buon Verdicchio!

Vi aspetto!
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CRISTINA FABBRETTI
Ciao, mi chiamo Cristina, lavoro nel turismo da 30 anni e dopo aver viaggiato qua e là per il mondo, per lavoro, sono tornata nelle Marche, nel mio paese, in collina, decisa a restare e far conoscere agli altri le meraviglie di questa discreta terra.
“L’Italia in una regione”. così la definiva Guido Piovene nel suo libro “Viaggio in Italia” e non si sbagliava, infatti in pochi km di territorio troviamo di tutto: dalla costa con il suo mare e le sue spiagge di sabbia o le baie rocciose del Conero, alle affascinanti montagne dell’Appennino Umbro-Marchigiano, ricche di tradizioni e leggende, alle dolci colline con le “città balcone”, da cui godere di panorami mozzafiato! Poi ci sono le città, ricche di arte, di storia, le chiese, quelle discrete e affascinanti romaniche, le abbazie nascoste, gli importanti santuari, come quello di Loreto, i parchi archeologici, i parchi naturali protetti, i piccoli incantevoli paesini e i borghi di collina e a completare e deliziare il tutto, l’ottimo cibo tipico di questa terra e i vini bianchi (in primis il Verdicchio) e rossi, prodotti nelle colline, a darci un po’ d’allegria.
Premesso tutto ciò, svolgo con passione il mio lavoro di guida turistica, anche in lingua francese, da 20 anni, da Ancona, a Loreto e Recanati, Jesi, Fabriano, Arcevia, Corinaldo, Numana, Sirolo, e tutto il territorio della provincia di Ancona, compresi i musei o le raccolte d’arte sparse nel territorio un po’ ovunque. Collaboro anche con i Traghettatori del Conero e in estate potrete approfittare di un’escursione in barca per ammirare dal mare, delle bellezze della riviera del Conero. Infine, da alcuni anni, sono anche istruttore guida in italiano, alle Grotte di Frasassi, tra i complessi ipogei più belli al mondo.