
Place Colette a Parigi. Anche il passante più frettoloso non può ignorare la bizzarra, quanto originale scultura, conosciuta come il Chiosco dei Nottambuli. L’opera, dell’artista francese Jean-Michel Othoniel, è visibile proprio davanti al teatro della Comédie française, e marca l’entrata della metropolitana del Palais Royal-Musée du Louvre.
Entriamo nell’universo di un artista affascinato dalla luce e dai suoi riflessi, che ha fatto del vetro di Murano il suo marchio di fabbrica.
Lo scultore di un mondo onirico
Considerato uno degli artisti contemporanei più talentuosi, Jean-Michel Othoniel è nato a Saint-Etienne nel 1964. Dopo aver seguito degli studi all’Ecole nationale d’arts de Cergy-Pontoise, viene presto notato nelle mostre internazionali, e collabora con i più grandi musei mondiali. Ha soggiornato nel 1996 nella prestigiosa istituzione d’arte, la Villa Medici di Roma, proseguendo le sue ricerche sulla scultura e in particolare sull’arte del vetro di Murano. Nel 2018 è stato eletto membro dell’Academie des Beaux-arts di Francia.


Apprezzato e conosciuto mondialmente, riceve tantissime committenze pubbliche, e negli ultimi anni lo abbiamo visto all’onore nei principali musei di tutto il mondo. Le sue sculture ci portano verso un mondo fiabesco, le sue esposizioni sono dei mondi feerici, di magia, dove il tempo sembra fermarsi, come nel torpore di un sogno. Le grandi perle di vetro di Murano multicolori, suo materiale di predilezione, riproducono all’infinito la bellezza del mondo che ci circonda, attraverso un sapiente gioco di luci e riflessi.
Tra i Grandi del museo del Louvre
La sua folgorante carriera lo ha portato a ricevere degli importanti incarichi pubblici.
Inoltre, è tra gli artisti contemporanei entrati al Louvre, come prima di lui Georges Braque, l’americano Cy Twombly o ancora il tedesco Anselm Kiefer. In occasione dei 30 anni della costruzione della piramide del Louvre, il museo ha richiesto all’artista un’opera originale. Jean-Michel Othoniel ha scelto d’ispirarsi dalla rosa dipinta da Pierre Paul Rubens per il Ciclo di Maria de Medici (esposto nel museo, nell’ala Richelieu), che l’artista fiammingo ha dipinto nel pannello raffigurante il matrimonio di Maria de Medici con Enrico IV di Borbone.


A partire dalla rosa di Rubens, Jean-Michel Othoniel ne ha immaginata una più originale e stilizzata. Né è sortito un insieme di sei Roses, che possiamo ammirare nella Cour Puget del Louvre, una delle sale più belle del museo. Queste sei rose, fatte con inchiostro nero su foglie d’oro, spiccano dalla mineralità delle sculture francesi, e discretamente, si confondono con i riflessi della grande vetrata che ricopre la Cour Puget dagli anni 1990.


Alla corte del re Sole a Versailles, Les belles danses
Per ricreare il Boschetto del Teatro d’acqua, nel giardino di Versailles (creato da André le Nôtre nel 17° secolo, poi andato distrutto) è stato lanciato qualche anno fa un concorso internazionale. Il paesaggista Louis Benech ha vinto il concorso, e per realizzare il suo progetto, ha chiesto a Jean-Michel Othoniel di affiancarlo nell’opera. Othoniel ha presentato un progetto allegro, danzante, chiamato Les belles danses. Si tratta di insieme di sculture-fontane, fatte con 1000 perle di vetro di Murano, rivestite al loro interno con delle foglie d’oro.
Nel boschetto dove vi erano due palchi per le danze, Louis Benech ha costruito due bacini d’acqua. E su questi specchi acquatici, Jean-Michel Othoniel ha posto le sue sculture che ritracciano, attraverso le loro forme, i passi di danza barocca che il re Sole eseguiva durante le sue coreografie danzanti.


Per non dimenticare i suoi passi di danza, il re aveva fatto annotare da un coreografo-calligrafo dei passi di danza, dai quali Jean Michel Othoniel si è ispirato per la sua creazione. Né è uscita una delle opere più belle e poetiche del giardino di Versailles: un insieme di figure astratte che somigliano a dei ‘nodi’. Un insieme di volteggianti collane di perle di vetro di Murano, montate su dei tubi metallici in acciaio, da dove escono gli spruzzi d’acqua. Il momento privilegiato per scoprire l’opera è il mattino, quando le perle in vetro e oro brillano in tutto il loro splendore.

Il chiosco dei Nottambuli
Nel 2000 si sono celebrati i cento anni della costruzione della metropolitana parigina. Per marcare questa importante ricorrenza, la RATP (l’istituzione responsabile dei transporti di Parigi) ha chiesto a Jean-Michel Othoniel di collaborare all’illustrazione di un libro, chiedendogli di realizzare un’opera immaginaria. Quest’opera però piacque così tanto ai responsabili dei trasporti che decisero di farla realizzare in tre dimensioni.
Nel 1900, era stato un giovane architetto, di nome Hector Guimart, che aveva progettato dei chioschi per la nuovissima metro di Parigi. All’epoca, i responsabili de la Compagnie de Metropolitain de Paris, volevano marcare con un grande simbolo di modernità la nuova metropolitana, e quindi si erano rivolti a Hector Guimart che incarnava lo stile più innovatore dell’epoca: l’art Nouveau. Linee sinuose, motivi vegetali, strutture in ghisa e vetro. Parigi si rivestì di un nuovo arredo.


Jean-Michel Othoniel ha voluto rendere omaggio a Hector Guimart e a l’art nouveau. La sua materia di predilezione è il vetro di Murano, e realizza una sorprendente scultura che oggi è conosciuta con il nome de Il chiosco dei Nottambuli. Lo ammiriamo al centro della città, vicino al Louvre, di fronte alla Comédie française. È l’artista che l’ha chiamato così con l’idea che diventasse un luogo di ritrovo, d’incotro notturno e non solo. Per questo dietro è stata prevista una panchina in alluminio per sedersi nell’attesa.. Il progetto fu inaugurato il 30 ottobre del 2000.



Una sorprendente architettura
L’idea di Jean-Michel Othoniel è stata quella di regalare, al panorama cittadino, trafficato e spesso collassato, un elemento di meraviglia, di magia e poesia. Ha progettato quindi due cupole, fatte con grandi sfere di vetro di Murano, che appoggiano su una struttura in alluminio. Una delle due cupole è fatta con sfere di vetro di colori caldi (giallo e rosso e bianco), che sta a rappresentare il giorno. L’altra cupola è fatta di sfere di vetro con colori freddi (blu e violetto) che simboleggia la notte. Ogni cupola è sormontata da una statuetta in vetro: la cupola con i colori caldi una statuetta di vetro giallo (la dea del sole) e la cupola con toni freddi ha una statuetta di colore violetto (la dea della luna). Sono due strutture che fanno riferimento a due mondi: quello del giorno e quello della notte. Proprio come quando si esce dal buio della metropolitana sotterranea, per ritrovarsi all’esterno, in piena luce. La struttura attorno all’uscita della metro si compone di anelli martellati in alluminio, saldati tra di loro e alcuni di essi sono incastonati di vetri colorati.


Una scultura feerica e colorata, fatta di forme rotonde e danzanti, che crea un forte contrasto con le facciate lineari e minerali del quartiere tutt’attorno.
Vi aspetto per accompagnarvi in una visita guidata alla scoperta di questa e di altre chicche di Parigi!
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STEFANIA MONACO
Mi chiamo Stefania, sono emiliana e vivo a Parigi da più di vent’anni. Dopo essermi laureata in Lettere moderne all’università di Bologna, ho scelto la capitale francese per proseguire i miei studi in museologia e storia dell’arte. Il mio lavoro di guida turistica mi porta da anni a percorrere i luoghi più emblematici di Parigi e della sua regione. Amo particolarmente far scoprire ai visitatori le collezioni del Louvre e del museo d’Orsay, ma anche accompagnarli nei quartieri più caratteristici – il Marais, Saint-Germain-des-Prés, Montmartre – girovagando tra le strade e i vicoli, per riviverne la storia o ammirare semplicemente lo scorrere della vita quotidiana. Non c’è quartiere della città che non custodisca il ricordo dell’artista o dello scrittore che lo ha abitato. La bellezza e l’arte qui sono onnipresenti: a Parigi anche i cioccolatai si trasformano in scultori, creando vere e proprie opere d’arte!