Carrara tra musei, cave e borghi

Quale località deve la propria fama all’oro bianco che si estrae dalle sue limitrofe montagne? Ovviamente Carrara!

Sospesa tra il Mar Ligure e le Alpi Apuane, questa città conta circa 60 mila abitanti e insieme alla vicina Massa è uno dei 10 capoluoghi toscani. L’intera area ospita il distretto industriale lapideo italiano più famoso a livello internazionale nell’estremità nord-occidentale della regione, a pochi chilometri di distanza dalla Liguria. Conosciuta fin dall’era romana per il suo marmor e reclamata da bizantini, longobardi, guelfi, ghibellini, fiorentini, milanesi, liguri ed emiliani, Carrara è sempre stata al centro di una fitta rete di collegamenti stradali e marittimi che la resero, e che la rendono tuttora, facilmente accessibile e richiesta. Tuttavia Carrara non è soltanto marmo e nasconde numerose chicche che meritano di essere raccontate in questo articolo, potendo contare per esempio su un centro storico unico, su vari borghi tipici (quale quello di Colonnata), su località balneari di charme quale Forte dei Marmi e su stazioni sciistiche quale il Zum Zeri – Passo dei due Santi a 1.558 metri di altitudine.

Carrara

Il primo luogo che verrà ora descritto è proprio il centro cittadino carrarese dove si alternano strette vie medievali a spiazzi di varie forme e dimensioni (quali per esempio Piazza Alberica e Piazza Drent). Quest’ultima ospita il duomo cittadino realizzato in marmo tra il XI e il XIV secolo e dedicato a Sant’Andrea, anche se il patrono sarebbe San Ceccardo di Luni. Numerose poi sono le bellezze locali apprezzate dai turisti che qui passano in particolare percorrendo la Via Francigena. Si passa quindi dal Museo delle Arti MudaC (o Centro Arti Plastiche) ospitato nel complesso di San Francesco, testimonianza dello sviluppo artistico cittadino dagli anni 50 ad oggi, al Palazzo Cybo Malaspina (o Palazzo Ducale) di stile rinascimentale dove si trova l’Accademia di Belle Arti. Infine sono ben 2 i musei dedicati al mondo marmoreo: il CARMI Museo Carrara e Michelangelo che nasce per spiegare il legame indissolubile tra il noto artista originario di Caprese (AR) con Carrara e con il suo oro biancoe il Museo Civico del Marmo che permette di comprendere come si estrae questo materiale prima di una visita alle cave.

Carrara

Dalla città di Carrara si passa quindi alle principali attrazioni locali: le cave di marmo, di cui alcune sono visitabili e aperte al pubblico mentre altre sono private. Sono tre i principali bacini di estrazione – Fantiscritti, Torano e Colonnata – ed è possibile ammirarli percorrendo a piedi, in bici o in auto l’ex ferrovia marmifera. In quest’area si può anche contemplare un museo ricco di sculture ad altezza naturale creato da Walter Danesi dopo oltre 40 anni di ricerche. Personalmente ho avuto la fortuna di visitare due cave. La prima è la Cava Michelangelo dove si dice che lo scultore toscano sia passato più volte durante la sua lunga vita (visse quasi fino a 89 anni, un record oggi e ancora di più per l’epoca) per ottenere il marmo per modellare le proprie opere e dove si trova un murales dedicato alla sua Genesi realizzato dell’artista Ozmo. La seconda è invece la Cava Gioia che si raggiunge dopo una camminata che dire impegnativa è dire poco e che ospita anch’essa un murales raffigurante la testa del David disegnata dal pittore Cobra. A poca distanza si trova poi un borgo delizioso, famoso per un prodotto IGP…

Carrara

L’ultima località descritta nell’articolo è l’ideale conclusione della visita alle cave, in quanto meta storica e gastronomica grazie al famoso lardo che qui si può gustare. Sto parlando di Colonnata, borgo di duecento anime esistente già in epoca romana ma dall’essenza tipica medievale con strade, piazze e chiese lastricate in marmo. Spiccano particolarmente Piazza Palestro, Piazza Meschi, la Chiesa di San Bartolomeo e il Monumento al Cavatore realizzato nel 1983 dallo sculture Alberto Sparapani. Per quanto riguarda il prodotto IGP noto a livello mondiale, è utile ricordare che questo lardo ha una forma rettangolare, con una colorazione bianca tendente al rosa e non supera i 3 centimetri di spessore. La pietanza si ottiene dal grasso ricavato dal dorso del suino, nelle 72 ore successive al macello, il quale viene sistemato in apposite vasche marmoree chiamate conche. In seguito il lardo viene insaporito con un composto di sale, pepe nero, rosmarino e aglio tritato (ma esistono numerose varianti) e poi fatto stagionare per almeno sei mesi in locali bui, freschi e possibilmente poco areati.

In conclusione, una visita nella zona carrarese è fortemente consigliata per coloro che amano unire visite culturali e naturalistiche a momenti di relax di vario genere, soprattutto culinario, sportivo e ludico. Per gli amanti della cucina, oltre al lardo, si consiglia di provare i taglierini con fagioli, le lasagne stordellate, i testaroli lunigiani con pesto e pecorino e infine la spongata con marmellata e frutta secca, magari abbinato con del buon vino locale (quale il Candia).


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Mi chiamo Francesco Munari e sono un giovane economista specializzato nell’ambito culturale e sostenibile. Mi piace ricercare le cose belle e lavoro per valorizzarle. Provengo da una famiglia di designers veneti e a questo background ho aggiunto gli studi universitari economici, artistici ed ambientali. Avere un profilo così ibrido mi consente non solo di analizzare ciò che mi circonda con occhi sempre nuovi ma anche di vedere sinergie dove altri non le vedrebbero. Sogno di gestire un sito UNESCO con impatto zero sull’ambiente.

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