Palazzo Archinto, il progetto di un sogno a Robecco sul Naviglio (MI)

Palazzo Archinto
Veduta di Palazzo Archinto dal Naviglio Grande – Foto di Alessandro Vecchi

Uno dei monumenti più significativi di Robecco sul Naviglio è certamente Palazzo Archinto, quello che gli abitanti del luogo chiamano “il Castello”, una splendida costruzione storica che ha finito per divenire simbolo della cittadina e uno dei suoi tratti distintivi.

Il territorio di Robecco sul Naviglio, nel milanese, riserva molte sorprese e del resto come non potrebbe essere diversamente per un luogo attraversato dalle placide acque del Naviglio Grande che offre, oggi come un tempo, splendide opportunità al visitatore.

Il primo mito da sfatare è che non si tratta di un castello medievale come comunemente lo intendiamo, ma piuttosto della parte di un progetto di villa, di un sogno, mai portato a compimento.

L’autore di questo splendido progetto che doveva occupare un’area quattro volte più grande rispetto a quella attualmente visibile, fu Filippo Archinto, marchese di Parona e senatore del ducato di Milano, personaggio eclettico della Milano d’inizio Settecento che aveva l’ambizione di costruire per sé e per la propria famiglia un grande palazzo che ne esaltasse la potenza e gli fornisse tutte le comodità di una splendida “reggia” di campagna.

I terreni dell’Archinto, a ridosso del Naviglio Grande con una splendida vista sul borgo e sulle campagne circostanti, erano il sito ideale per iniziare una costruzione che fosse degna di cotanto personaggio e al tavolo con l’architetto incaricato del progetto, Carlo Federico Pietrasanta, si sedette anche il conte in persona che progettò la presenza di quattro coppie di torri merlate di stile medievaleggiante, collegate tra loro da ali che dovevano far giungere il complesso sino al ponte carrozzabile a quasi 300 metri di distanza, con ampie finestre panoramiche e al centro del complesso un grande scalone che permettesse addirittura di accedere al palazzo a cavallo, oltre ad un magnifico imbarcadero posizionato lungo la sponda del canale per consentirgli di arrivare comodamente alla sua residenza navigando da Milano.

Palazzo Archinto
Il progetto di Marcantonio Dal Re (1726) per Palazzo Archinto di Robecco

L’ambizione e l’amore personale che Filippo Archinto aveva riposto in questo suo sogno-progetto trova certamente riscontro nell’opera che il figlio affidò a Marcantonio Dal Re, uno dei più importanti incisori della Milano della prima metà del XVIII secolo, quando lo incaricò di realizzare una serie di stampe con la veduta d’insieme del complesso come se fosse stato già realizzato per intero… ma si trattava solo di un’utopia!

Filippo morì nel 1712 senza avere la possibilità di vedere terminato Palazzo Archinto e poco dopo venne a mancare anche suo fratello il cardinale Giuseppe, arcivescovo di Milano, lasciando l’intero progetto a gravare sulle spalle del figlio di Filippo, Carlo, il quale era notoriamente più interessato all’arte della poesia con l’accademia dell’Arcadia di cui era membro che ai progetti architettonici.

Il costo del progetto si era rivelato infine spropositato quanto le ambizioni di Filippo Archinto, ma certamente egli non poteva immaginare che nel giro di qualche anno dall’inizio di questa sua gloriosa impresa le finanze della sua casata si sarebbero a tal punto assottigliate da impedirgli di proseguire il lavoro.

Ciò che venne realizzato era appena una coppia di torri del progetto originario, struttura che Carlo Archinto tenne per sé e per i propri discendenti senza porte e senza finestre, coi balconcini appena abbozzati e un tetto malamente ricoperto di coppi: praticamente inutilizzabile!

Parte delle ali laterali di cui si stava per cominciare la costruzione, vennero demolite e i mattoni recuperati per altre costruzioni.

L’Archinto era un tipo stravagante, lo si può comprendere, ma con una straordinaria passione per l’“architettura del non finito”, al punto che altri edifici da lui fatti realizzare nel medesimo periodo non riuscirono ad essere terminati per la mancanza di denaro (si pensi ad esempio a Villa Archinto Pisani Dossi nella vicina Corbetta).

Il “castello” di Robecco, Palazzo Archinto, rimase in stato di rudere sino a qualche decennio fa, con una vegetazione lussureggiante che lo ricopriva e vi cresceva copiosa; infine la struttura venne restaurata per accogliervi attualmente la biblioteca comunale di Robecco sul Naviglio e alcuni appartamenti di prestigio.

Oggi l’imponente struttura che ancora si staglia nel panorama di Robecco sul Naviglio mantiene ancora intatto il fascino delle architetture di un tempo, coi mattoni a vista e un alone di mistero che nel tempo ha fatto nascere leggende di fantasmi come per ogni buon castello che si rispetti.

Il terreno che doveva ospitare il palazzo incompiuto è divenuto oggi uno splendido parco liberamente accessibile, un luogo da cui ammirare da diversi scorci il sogno di un poeta dell’architettura e riviverne con la mente l’atmosfera, immergendosi in un panorama unico.


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Ciao, sono Andrea Balzarotti. Ho frequentato la facoltà di Scienze Storiche presso l’Università degli Studi di Milano e mi sono specializzato quindi nella storia del territorio del magentino, nel milanese, nel quale vivo da sempre, con le sue curiosità, i suoi aneddoti e le sue tradizioni. Dal 2008 collaboro come volontario presso la Proloco di Robecco sul Naviglio e diverse altre realtà turistiche territoriali e dal 2010 svolgo l’attività di curatore e guida del Museo del Santuario di Corbetta (MI). Nel 2008 mi è stato assegnato il Premio Territorio dalla città di Corbetta. Da sempre appassionato di storia, genealogia, numismatica, araldica e archivistica, sono redattore di alcuni periodici locali, ho all’attivo diverse pubblicazioni sulla storia del milanese e la partecipazione a conferenze a tema, nonché l’organizzazione di mostre ed esposizioni.

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