Il Monte Penna (GE), nei boschi del dio Pen

Siete mai stati sul Monte Penna?

Siamo nella piccola “Svizzera Ligure”, in Val d’Aveto e, come spesso accade i visitatori stranieri conoscono questi luoghi meglio dei montagnardi nostrani che trovano gli Appennini, talvolta, troppo modesti rispetto alla magnificenza delle Alpi. 

Eppure qui si tratta di montagne talvolta dure, a partire dal considerevole tributo in curve necessario per salire dal blu del Golfo del Tigullio al verde brillante dei boschi. E qui sta un problema spesso sottaciuto: il profondo Appennino è spesso (sempre?) molto arduo da raggiungere, quasi remoto, con viabilità tortuose ed insufficienti e servizi pubblici spartani o molto, molto rarefatti.

Una realtà molto diversa da certe località alpine molto gettonate raggiunte da autostrade ed impianti a fune. In Appennino il concetto di area interna si tocca davvero con mano e forse il fascino di questi territori sta proprio in questo magnifico isolamento apparentemente vicino a tutto.  Alcuni stentano anche a considerarle vere montagne!

 Siamo a non più di 40 km dal mare ed all’interno della Città Metropolitana di Genova, nel territorio del Parco Regionale dell’Aveto, nelle ultime propaggini del glacialismo del quaternario. Un piccolo grande mondo che stupisce per diversità biologica e paesaggistica ma anche per ricchezza storica.

Lungo i crinali di confine della Valle d’Aveto si incontrano le province di Genova, Parma, Pavia e Piacenza dunque con storia e tradizione politica e culturale differenti ma una forte integrazione territoriale ancora oggi ben percepibile. Tra i tanti luoghi da scoprire ed approfondire proponiamo una montagna tra le più rappresentative di questa parte d’Italia ovvero il Monte Penna che sicuramente non può mancare nel curriculum del vero appenninista.

Il Monte Penna in Liguria
L’arcigna mole del Monte Penna vista da Est

Il Monte Penna (1736 m) è una delle montagne più belle, conosciute e salite dell’Appennino Ligure. La sua elegante e regolare sagoma piramidale è visibile e riconoscibile nell’Alta Val d’Aveto e si staglia al di sopra delle dolci ondulazioni della media valle.

Il torrione roccioso del M. Pennino (di una cinquantina di metri più basso) rende lo skyline molto caratteristico ed identificativo dell’alta valle ancora di più della bastionata Monte Bue-Rocca del Prete-Maggiorasca che chiude la vista verso la Pianura Padana. Nonostante il dislivello piuttosto modesto tra la base e la vetta della montagna la sua forma di rupe basaltica scura e minacciosa sul versante settentrionale ha sempre attirato gli esploratori e gli alpinisti ed i versanti nord ed est precipitano per oltre 200 metri sui boschi offrendo un paesaggio di severa alta quota con molte opportunità invernali per gli alpinisti. Il canale che separa la parete nord dai verticali spigoli del Pennino è una delle vie invernali più note dell’Appennino Ligure e intere generazioni di alpinisti liguri ed emiliani si sono formati su queste vie corte ma severe.

Il Monte Penna in Liguria
La classicissima ascensione del Canale Nord  tra Penna e Pennino primo banco di prova per centinaia di alpinisti

 Il versante sud ovest è invece dolce ed ombroso immerso in una delle più belle faggete dell’Appennino Settentrionale e si raccorda alla Foresta Demaniale del Penna, costituita in parte dalla faggeta originaria, e in parte da rimboschimenti ad abete rosso e bianco.

 Uno dei luoghi più fotografati e visitati dell’area del M. Penna è il minuscolo Lago della Nave, di origine glaciale, nascosto tra gli alberi e con una ricca biodiversità. L’area della Foresta Demaniale è una delle più importanti del Parco Regionale dell’Aveto non solo per la valenza escursionistica ed alpinistica ma per l’importanza ecologica connessa proprio alla storia glaciale che ha lasciato in eredità un patrimonio floristico eccezionale ed una notevole ricchezza d’acqua sia sul versante emiliano (sorgenti dei fiumi Taro e Ceno) che ligure con il Torrente Gràmizza, principale affluente dell’Áveto.

La tranquilla vetta del M.Penna che non fa intuire il severo e vertiginoso versante settentrionale

 L’austera cima del Monte Penna, ospita una grande statua dedicata alla Madonna e una cappelletta-rifugio che nei decenni ha ospitato centinaia di escursionisti sferzati dal leggendario vento di crinale che spesso rende il raggiungimento della vetta una vera e propria impresa domestica Il panorama che si osserva nelle giornate limpide è assolutamente mozzafiato: a est l’Appennino Ligure orientale, con l’isolato Monte Gòttero; dietro di lui il crinale dell’Appennino Tosco-Emiliano dal Monte Orsaro fino ai monti Prado e Cusna e le Alpi Apuane. A sud e sud-ovest si stende tutta la costa ligure, con il mare, le isole toscane e la Corsica; girando ancora in senso orario si riconoscono tutti i crinali dell’Appennino Ligure, delle Alpi Liguri, Marittime e anche Cozie, che poi scompaiono dietro alla vicina Catena dell’Àntola. A nord, oltre i vicini massicci dell’Oramara e del Maggiorasca, si intravede la Pianura Padana con le Alpi Centrali fino all’Adamello.

Il toponimo penna indica una vetta acuta e spiccata, spesso rocciosa. E’ molto comune in Liguria ma anche nella toponomia nazionale (Alpi Pennine), ed anche fuori Italia come nel caso dei Monti Pennini in Inghilterra. Come detto diversi studiosi legherebbero il toponimo all’antichissimo culto del dio Pen, signore delle vette. Effettivamente, il Monte Penna era una montagna sacra per le antiche genti liguri, che di solito vi salivano utilizzando la via della Scaletta o anche la “strada megalitica” che attraversa i vicini monti Nero e Cantomoro.

Appena sotto la vetta del M. Penna in vista del Pennino, della Foresta e dell’Alta Val d’Aveto

Pillole di storia locale

 La lunghezza della catena appenninica definisce il disegno dell’Italia protesa nel Mediterraneo ed è logica una notevole densità di fatti storico-insediativi. Spesso legati a comunità locali non facilmente “trattabili”.

 Così è stato per i Liguri delle alte vallate al confine delel attuali quattro province che si misero piuttosto di traverso all’espansione di Roma in questo scomodo tratto di montagna. Le pendici del Monte Penna, in particolare, ospitarono cruente scaramucce tra l’0etnia dei Veleiati e le guarnigioni del Console Marco Claudio Marcello che spense le rivolte intorno al 165 a.C, La stessa vetta del Monte Penna era oggetto di culto perchè considerata dimora del dio Pan (da cui una delle teorie riguardo all’etimologia del nome).

 Le stesse foreste avevano lo stesso valore sacro che in realtà non hanno mai perso anche durante la presenza romana e, nel medioevo, con la presenza dei Longobardi che favorirono l’edificazione di un monastero di religiosi facenti capo alla Regola di San Colombano che aveva come sede principale la città di Bobbio, in Alta Valle Trebbia.

 Il forte legame tra i territori compresi tra le attuali province di Genova, Piacenza, Pavia e Parma deriva anche da questa potente comunità monastica e oggi con il nome di Terre di San Colombano si identificano territori con superlative qualità ambientali, paesaggistiche ed agroalimentare. I Fieschi acquistarono nel XV secolo tutto il territorio dell’Alta Val d’Aveto dai Malaspina e successivamente passò alla  famiglia Doria ed annessa alla Repubblica di Genova. Il resto è storia della costruziione del Regno d’Italia.

Il Monte Penna in Liguria
La frazione Amborzasco punto di partenza per le escursioni nell’area del M. Penna e M. Aiona da una cartolina del 1950

Durante la seconda Guerra Mondiale gli alti crinali tra Aveto, Trebbia e Taro furono visitati anche dallo scrittore Ernest Hemingway che seguì le truppe di liberazione tra le Valli Aveto come corrispondente di guerra. Il premio Nobel tornò in altre occasioni in Liguria e sicuramente in val d’Aveto dove venne accompagnato a pescare nelle limpide acque del torrente.

Il Monte Penna in Liguria
Nella Svizzera Ligure, i tranquilli pascoli dell’alta Valle d’Aveto a breve distanza dal Monte Penna

Pillole di ambiente

Il paesaggio dell’area del Monte Penna così come lo vediamo oggi è il frutto di grandi movimenti tettonici e di eventi legati alle glaciazioni, come diremo più avanti. Le vette più alte del Parco (Aiona e Penna) sono costituiti da rocce appartenenti al gruppo delle ofioliti; conosciute comunemente come “rocce verdi”, sono un insieme di rocce di varia natura e genesi (peridotiti, serpentiniti, gabbri, basalti), originatesi sul fondo di un antico bacino oceanico (Oceano ligure-piemontese).

Tra le più peculiari testimonianze dell’esistenza di quest’ultimo, la diffusa presenze di affioramenti di diabasi “a cuscino” (pillow lavas), la cui tipica forma è attribuibile alla brusca solidificazione a cui andò incontro la lava fluida fuoriuscendo dalla dorsale sottomarina al contatto con le fredde acque oceaniche.

Se consideriamo il Parco dell’Aveto nella sua interezza possiamo  sicuramente riconoscerlo come uno dei luoghi a maggiore geodiversità dell’intero Appennino. Poco lontano dal Monte Penna, se effettuiamo la traversata verso il Monta Aiona scendendo poi a sud verso prato Mollo si può osservare una scheggia di Terra primordiale ovvero un affioramento di Peridotite chiamato Pietra Borghese che ha alimentato diverse leggende più o meno metropolitane circa una sua origine extraterrestre! Il core di questo masso ha comunque circa due miliardi di anni ed è una delle rocce più antiche d’Italia e deriverebbe da rocce del mantello subcontinentale.

Glacialismo di Liguria

Uno dei motivi per visitare la Val d’Aveto (ed il monte Penna in particolare) è la presenza dei segni che testimoniano la presenza dei ghiacciai a così breve distanza dal Mediterraneo.

 Un mare di sassi grandi e piccoli, lavorati e sfaccettati spesso con spigoli vivi: lo troviamo sotto il Monte Penna ed anche tra il Monte Penna ed il Monte Aiona che sono i rilievi più rappresentativi della sinistra orografica della Val d’Aveto. Essi sono identificativi dei ghiacciai che dalla Pianura Padana che 12-10.000 anni fa si estendeva dalla attuale Pianura Padana fino a lambire il mar Ligure interessando tutte le sommità principali.

 Le ultime glaciazioni conosciute si sono sviluppate nell’ Era Quaternaria: in essa si riconoscono 5 fasi di sviluppo separate da fasi interglaciali in cui il clima si è modificato con aumento delle temperature. Si sono così prodotte condizioni di arretramento e sviluppo dei fronti glaciali che hanno modellato le valli ed i versanti e originato le condizioni che poi hanno favorito l’espansione di specie vegetali (oggi cd. relitti glaciali) che contraddistinguono la flora di queste montagne. Le forme glaciali classiche come i circhi, i profili trasversali a U delle valli, le superfici di esarazione, l’escavazione di conche ove si potevano insediare specchi d’acqua, le rocce lisciate ed arrotondate sono visibili in diversi punti dell’area del M. Penna anche se ci vuole un pò di attenta esplorazione essendo le dimensioni più contenute degli analoghi fenomeni sulle Alpi.

I piccoli ghiacciai appenninici si sono infatti ritirati progressivamente ma rapidamente in almeno due o tre fasi ed oggi l’ultimo e stremato relitto si trova sul Gran Sasso (Gh. del Calderone). Si stima che le quote inferiori delle fronti glaciali dell’era quaternaria in Appennino Ligure si sono aggirate sugli 800- 1000, tra M. Penna e M. Aiona intorno ai 900 m.

Ai piedi della parete nord del Monte Penna, in piena Foresta demaniale, a circa 1450 m d’altitudine si trova il Laghetto del Penna, un gioiello non solo paesaggistico, ma anche di grande valore naturalistico, che ospita flora acquatica tipica e soprattutto popolazioni assai ricche di anfibi rane montane, tritoni…), per i quali svolge un ruolo insostituibile di sito riproduttivo.
Il laghetto ha un’interessante origine, essendo sorto in una piccola conca modellata -sul pendio che scende dal Penna- da una minuscola lingua del ghiacciaio che occupava l’Alta Valle. Le sue acque, generalmente limpide, rispecchiano la foresta circostante, e in modo molto suggestivo ci riportano all’origine di queste valli. Sul versante nord, la conca della Nave è un suggestivo avvallamento simile a una dolina, originato da una faglia di una faglia su cui hanno successivamente agito i fattori erosivi.

Flora e Fauna del Monte Penna

Nei secoli l’uomo ha modellato il territorio, creando ambienti nuovi per l’impianto delle colture e allevare il bestiame: sono quindi numerosi i prati, i pascoli, le fasce gradonate (dove è stato effettuato un lungo ed intenso lavoro di spietramento) e – più a sud- i castagneti, i noccioleti.

Le escursioni verso il Monte Penna possono iniziare da diversi versanti ed a diverse quote permettendo di apprezzare queste notevoli differenze che rappresentano la qualità della diversità paesaggistica di queste valli. La base del Monte Penna è rappresentata da una vasta foresta di faggio ed abete bianco (che rappresenta la tipica associazione vegetale a quote superiori ai 1200 m in Appennino Settentrionale). I boschi naturali sono stati rimaneggiati, privilegiando le specie più rilevanti per le attività sul territorio: troviamo così alle quote elevate faggete ed abetine ed al contorno dei pascoli e dei nuclei rurali anche, quercetii e boschi misti. Dato il carattere torrentizio dei corsi d’acqua lungo questi le specie adatte alla presenza di acqua ed alle sue variazioni di livello (salice, ontano, pioppo)  sono piuttosto esigue ma di fondamentale importanza per la vita del corso d’acqua e la biodiversità. L’Aveto è uno dei torrenti più puliti di Liguria a vantaggio della fauna ittica.

Grazie alla straordinaria molteplicità di ambienti, substrati e microclimi che lo caratterizzano, il Parco dell’Aveto presenta un enorme ricchezza floristica.

Per il suo territorio sono note ben 39 entità endemiche, piante cioè la cui diffusione è limitata ad areali piuttosto ristretti: un numero notevole considerata l’estensione modesta della superficie del Parco. Tra queste: la Primula impolverata, l’Aquilegia alpina, il Raponzolo a foglie di scorzo-nera, la Viola di Cavillier, la Costolina appenninica e la Ginestra di Salzmann. Peculiare è la permanenza di molti relitti glaciali, specie di origine artico-boreale (e quindi “amanti” del freddo), che si sono insediate alle nostre latitudini in epoca glaciale e che oggi sono ancora presenti in aree puntiformi particolarmente fredde (la Felcetta alpina, diverse specie di sfagni, la Rosolida, una piccola pianta carnivora, la Viola gialla, il Doronico d’Austria, l’Anemone alpino, la Farferugine.

Una delle specie più caratteristiche delle zone umide del Penna: la pianta carnivora: Drosera rotundifolia

Di notevole importanza sono le specie dei substrati ofiolitici, le cosiddette serpentinofite, che riescono a crescere su terreni ad alto contenuto in magnesio e perciò tossici. Questi terreni si presentano perlopiù nudi, potendo ospitare solo piante che hanno sviluppato specifici sistemi difensivi contro un substrato così “velenoso”.  La grande varietà di ambienti che si trova all’interno del Parco ha favorito anche la conservazione di una fauna ricca e pregiata. La presenza di maggior richiamo è sicuramente quella del Lupo, che in tempi recenti è ritornato nelle valli del Parco con alcuni individui, nel corso di una lenta ma inarrestabile ricolonizzazione dell’Appennino da parte della specie.

Oggi il Lupo, attraverso la Liguria, è tornato anche in diverse località alpine.

 Data la notevole suggestione che questo grande carnivoro ispira, osservazioni e gite sulle sue tracce costituiscono una delle attività più richieste alle guide del Parco. Il Capriolo, ricomparso in questa parte di Appennino ligure solo recentemente, rappresenta il più interessante ungulato selvatico del Parco ed è attualmente oggetto di una campagna di ripopolamento, attuata anche al fine di ristabilire al meglio gli equilibri naturali. I cinghiali, come le volpi, le faine e gli scoiattoli, sono invece piuttosto diffusi.

Altre specie animali di pregio presenti tra Monte Penna ed Aiona sono, tra i mammiferi, il Tasso, la Puzzola e la Lepre, oltre ad alcune specie di micromammiferi.

Il Monte Penna in Liguria
La magnifica Foresta Demaniale del Monte Penna

Per quanto riguarda gli uccelli,  l’Aquila reale è presente con alcune coppie nidificanti.
Notevole è la presenza stanziale di altri rapaci quali l’Astore, il Biancone, il Gheppio e la Poiana.

 Nel complesso le specie nidificanti sono più di sessanta. Le numerose zone umide del Parco ospitano invece un buon numero di specie di anfibi, tra cui la Salamandrina dagli occhiali, un interessante endemismo appenninico, il Geotritone, che si rinviene soprattutto nelle grotte e cavità della Val Graveglia, ben tre specie di tritoni (alpestre, crestato, punteggiato) e la Rana temporaria. Nei ruscelli si trova un ottimo indicatore della buona qualità delle acque: il Gambero di fiume.
Molte sono le specie di Invertebrati di grande interesse, soprattutto per gli studiosi; alcuni insetti, come visto per le iante, rappresentano relitti glaciali o entità endemiche, presenti soprattutto negli ambienti di vetta o in quelli di laghetti, stagni, paludi e torbiere, particolarmente conservativi.

Il Parco dell’Aveto

Non si può parlare del Monte Penna senza considerare il Parco Naturale in cui è inserito: uno dei maggiori parchi della Liguria ed una delle prime aree protette nella storia regionale grazie all’inclusione della ex Riserva Naturale Integrale delle Agoraie, uno dei siti di maggi articolato tra tre vallate assai diverse e peculiari tra loro e che trovano proprio nell’area del Penna uno dei punti di convergenza., Il territorio protetto, poco più di 3000 ettari, interessa tre valli, la Val d’Aveto, la Val Graveglia e la Valle Sturla, che presentano ciascuna caratteri peculiari: paesaggi di alta montagna, pascoli ed estese faggete in Val d’Aveto; prati pascolati, castagneti, noccioleti, orti e uliveti in Valle Sturla e un paesaggio rurale ben conservato a uliveti e vigneti e, soprattutto, una grande varietà di rocce e minerali, e quindi di cave e miniere, in Val Graveglia.

 La principale vetta del Parco è proprio il Monte Penna che quindi assume un ruolo molto importante anche per identificare il Parco. La ricchezza geologica, floristica e faunistica, tanto da costituire uno dei distretti maggiormente ricchi in biodiversità di tutta la Liguria.
Grazie alla sua particolare posizione, inoltre, offre in ogni stagione opportunità diverse per chi lo voglia visitare; è quindi meta particolarmente ricca di fascino per gli appassionati di ambiente e di montagna.  Il ricchissimo patrimonio escursionistico, costituito da una fitta rete di sentieri percorribili a piedi, in mountain bike o a cavallo e, in inverno, con le racchette da neve o con gli sci da fondo si unisce alkayak ed al torrentismo la discesa in canoa di alcuni tratti di fiume o di torrenti, praticare il torrentismo grazie ad alcuni itinerari attrezzati oltre alle ascensioni su roccia e ghiaccio già ricordate sul Penna.

Una vacanza o anche un’escursione in Val d’Aveto non è solo sport, ambiente e contemplazione ma anche un’immersione in un tessuto rurale ricchissimo, basti pensare che i Comuni di Rezzoaglio e Santo Stefano d’Aveto – quelli interessanti l’alta valle – complessivamente hanno oltre quaranta frazioni su un territorio complessivo di quasi 130 kmq. Si tratta, dunque, di una montagna fortemente abitata con esempi molto alti di architettura rurale ed un insieme di tradizioni culturali ed enogastronomiche di notevole valore. Basti pensare al formaggio prodotto dalla razza locale di vacca Cabannina (razza originariamente a triplice attitudine  con produzione di latte bassa ma di grande qualità e molto adatta alle condizioni della montagna), all’arte pasticciera in particolare biscotti e torte simili alle ricette di tutta l’area dei Quattro Comuni) e poi i funghi di cui la Valle d’Aveto è una produttrice di livello nazionale.

Esplorare il Monte Penna

Non possiamo che dare un piccolo assaggio delle numerosissime possibilità che offre l’area del M. Penna per l’escursionismo, l’alpinismo e la vita attiva. Il Monte Penna come detto è un’area simbolica e rappresentativa del Parco dell’Aveto ma è anche una cerniera tra le testate delle tre vallate (Aveto, Graveglia e Sturla) che, a loro volta, rappresentano la connessione con il Tigullio e la Valle Fontanabuona, con l’Appennino Parmense attraverso il passo del Tomarlo, con le montagne Piacentine e la Valle Trebbia attraverso Rezzoaglio ed i valichi del Fregarolo, della Scoglina e la Valle di Ferriere solo per citare le direttrici stradali più importanti.

Quasi sconfinate sono le possibilità di trekking a piedi, a cavallo o in MTB che offrono le connessione tra il Parco dell’Aveto e le vallate dei Quattro Comuni intercettando anche l’Alta Via dei Monti Liguri.

La vastità del territorio e la ricchezza insediativa rappresentata dagli innumerevoli villaggi pure nella pesante crisi demografica della montagna appenninica consentono di trovare molte sistemazioni tra agriturismi, B&B, alberghi e locande. A Santo Stefano d’Aveto (il comune sotto cui ricade l’area delle Casermette del Penna) vi è una buona ricettività legata alla presenza degli impianti di risalita attivi anche in estate.

Casermette del Penna sotto una nevicata invernale: in estate la strada prosegue verso il Passo del Chiodo

Il Monte Penna si può frequentare in tutte le stagioni: la quota relativamente elevata permette un certo conforto anche in estate ma sono le stagioni intermedie a rappresentare il tripudio dell’Aveto: in autunno il foliage è uno spettacolo assoluto e la tarda primavera è la stagione più indicata per osservare le fioriture. In inverno il classico percorso ad anello si può effettuare solo con attrezzatura alpinistica poiché richiede di affrontare il versante nord con i suoi itinerari su neve. Inoltre la parte attrezzata con catene di solito è coperta da uno strato uniforme di neve e ghiaccio. Il percorso nella faggeta dal Passo dell’Incisa è invece un magnifico itinerario – anche se breve- anche con ciaspole o sci (attenzione in vetta ai tratti esposti ed è uno dei più noti itinerari invernali della Liguria.

 Il vero punto di riferimento è tuttavia il Rifugio Casermette, aperto più o meno tutto l’anno e ricavato dal complesso di edifici dell’ex Corpo Forestale dello Stato. Alle casermette sale la provinciale proveniente dl villaggio di Amborzasco e diretta al passo del Chiodo.Il valico collega la valle dell’Aveto, con l’alta valle del Taro e segna il confine tra Emilia Romagna e Liguria. In inverno questa rotabile è chiusa e diventa un complesso di itinerari di sci nordico di eccezionale interesse. Lungo questa rotabile a circa 10 min dalle casermette è stato attrezzato un grosso ammasso di roccia con diversi itinerari di arrampicata ideale per I debuttanti.

Il primo approccio estivo al Monte Penna è quindi il classico anello che guadagna la vetta dalla diretta del Pennino (sentiero per esperti con alcune catene a mò di mancorrente nel tratto terminale particolarmente esposto anche se senza particolari difficoltà) rientrando poi verso il valico dell’Incisa dal boscoso versante sud ovest.

Il Monte Penna in Liguria
Il canale Nord tra M.Pennino e M.Penna in veste invernale

Il classico Itinerario del versante SO

Lasciato sulla destra il rifugio Casermette del Penna, percorriamo la sterrata fino al Passo dell’Incisa, All’interno della foresta demaniale del Monte Penna. A sinistra, un sentiero segnalato con segnavia giallo sale tra i faggi. La foresta del M. Penna mantiene soprattutto in autunno ed inverno un’atmosfera decisamente intima.

Il Monte Penna in Liguria
Il valico dell’Incisa, punto nodale dell’area M. Penna -M.Aiona e incrocio di stupendi itinerari escursionistici

La foresta del Penna, ora oggetto di alcuni interventi selvicolturali, forniva alla Repubblica di Genova la materia prima per alcune costruzioni navali in particolare i remi. Il legname veniva lavorato sulla costa del Tigullio, a Chiavari.In circa 45-50 minuti si raggiunge la vetta. Sul versante est una piccola ma attualmente non utilizzabile  permetterebbe di scendere da questo versante e raggiungere il passo del Chiodo. Attraverso la misteriosa conca della Nave la suggestiva valle a forma di chiglia, che anche da qui si distingue nitida tra i boschi. Da questo versante si puù raggiungere il Monte Trevine che ha una lunga cresta che scende verso la Valle del Taro e rappresenta una via di salita storica al M.Penna, utilizzata già alla fine dell’800 in epiche imprese alpinistiche che partivano addirittura da Santa Maria del Taro.

La cengia del Penna

L’eventuale discesa dal sentiero difficile sul versante nord si dirige in direzione dell’intaglio tra Penna e Pennino lungo un’esposta cengia attrezzata con catene. Anche questo sentiero è segnato con segni triangolari gialli e permette di scendere il versante settentrionale, aggirando il M. Pennino da dx verso sx raggiungendo direttamente le Casermette. Tale anello va percorso quindi con buona esperienza nonostante la relativa brevità ed il modesto dislivello e puù essere effettuato anche in senso inverso.

Il Monte Penna in Liguria

La traversata al Monte Aiona: Dal Passo dell’Incisa si seguono le indicazione per il Passo della Spingarda (non le indicazioni per Prato Mollo, simboli quadrato giallo e croce gialla) e si prosegue in salita in direzione ovest lungo l’Alta Via dei Monti Liguri.

Si costeggia il M. Nero fino a giungere a una sella, da cui inizia una dolce discesa su sentiero un po’ sconnesso, fino a raggiungere un crocevia. Si evita il sentiero il sentiero che porta a Prato Mollo e si prosegue verso il Passo della Spingarda, che si raggiunge dopo pochi minuti. Dal Passo della Spingarda si prosegue in direzione WNW lungo l’Alta Via dei Monti Liguri, lungo un sentiero tra le rocce molto ben segnalato, fino alla vetta dell’Aiona (raggiungibile in 30 minuti dal Passo con una deviazione dall’Alta Via di 5 minuti). Anche dal M. Aiona la vista è vastissima e bisogna ricordare che, in caso di nebbia o di nuvole basse, l’orientamento è particolarmente problematico.

L’alpinismo sul Monte Penna

 Riassumere la storia alpinistica del Penna non è facile perchè sono sempre circolate poche informazioni scritte a riguardo; è comunque certo che su questa montagna sono stati prevalentemente gli alpinisti liguri tra cui anche nomi noti come Gianni Calcagno e Alessandro Gogna ad avviare la fase esplorativa salendo parecchi itinerari su roccia e nella stagione invernale alcuni canali di neve e misto.

Se le prime non hanno mai ottenuto un grande riscontro a causa della cattiva qualità della roccia, alcune vie invernali come il Canalino e la Parete Nsono state subito apprezzate proprio per la bellezza dell’ambiente invernale che dà a queste salite un sapore alpino. La novità arriva sul finire degli anni 80 quando due alpinisti piacentini, Martino Cattoni e Fabio Villa, salgono lungo la parete nord ovest il CANALE ROBERTO, una bella linea su neve e ghiaccio con alcuni brevi tratti di misto che oggi può essere a pieno titolo considerata una classica. Questa salita riaccende l’interesse per il Penna e nella seconda metà degli anni 90 la ricerca di nuovi itinerari riprende vigore grazie all’attività di Davide Chiesa e con l’apertura di alcune vie lungo i canali della parete est da parte dell’ alpinista parmense Stefano Righetti.

Il Monte Penna in Liguria
Il Monte Penna in Liguria

Per ogni vostro progetto di trekking o alpinismo nell’area del Monte Penna non esitate a contattarci!

Bibliografia alpinistica essenziale

E. Montagna PALESTRE DI ARRAMPICAMENTO GENOVESI, CAI sez. Ligure, Genova 1963 (*)

E. Pinotti AEMILIA – arrampicate su roccia e ghiaccio in provincia di Piacenza, Versante Sud 2001

A. Rampini e S. Mazzani ARRAMPICA PARMA – vie di montagna, falesie, itinerari invernali e cascate nell’Appennino Parmense, Idea Montagna 2019


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HIKE & CLIMB – FABIO PALAZZO
Sono Guida Alpina UIAGM e Dottore Agronomo, docente a contratto di Pianificazione del Paesaggio presso l’Università di Genova. Vivo a Genova ma nel lavoro di Guida mi divido tra la Liguria, la Toscana, l’arco alpino e qualche bella esplorazione fuori dall’Europa.
Nelle due professioni, ormai da molti anni, cerco di unire le esperienze lavorative e personali in una sintesi che contribuisca ad arricchire chi entra nel mondo complesso ed emozionante delle montagne. Praticamente tutta la mia vita lavorativa è stata finora spesa nelle aree interne italiane. Che non sono solo montagne ma anche cultura materiale e comunità.
Accompagnando e formando come Guida o contribuendo al percorso dei giovani paesaggisti spero di condividere la consapevolezza per il valore e la sensibilità del territorio montano ed il suo riscatto attraverso la conoscenza e la pratica sportiva. Mai fine a se stessa.
Sono un Tecnico del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico ed un membro del Club Alpino Accademico Italiano nonché un socio ordinario dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio e della Società Italiana dei Territorialisti.
 Spero di condividere con tutti Voi non solo esperienze ed informazioni ma anche una presa di posizione nei confronti del mondo che cambia attraverso un modo responsabile e partecipativo di esplorarlo. Anche dietro la porta di casa!

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