All’ombra dei Monti Sibillini – Penna san Giovanni (MC)

“…levai gli occhi alla torre barbara che dominava il viale lunghissimo di platani. Sopra il silenzio fatto intenso essa riviveva il suo mito lontano e selvaggio…”

Situato sul crinale tra la valle del Tennacola e quella del Salino, l’antico Castel San Giovanni domina dall’alto della rocca le pietre dell’antico borgo fortificato.

La vista da Penna San Giovanni – themarcheexperience.com

Dai ruderi dell’antica Rocca, i cui sotterranei sarebbero abitati da una chioccia con i suoi pulcini d’oro, si scende il pendio dell’alto colle attraverso un bellissimo parco di pini e tigli per raggiungere il vecchio sito della scomparsa chiesa di Santa Elisabetta sostituita dal moderno e panoramico “Chalet” di epoca fascista.

I campanili e il panorama di Penna San Giovanni – themarcheexperience.com

“Vallate senza fondo e mari sconfinati, abissi e caverne e boschi titanici…Montagne che d’ora in ora franano in mari senza riva; mari che senza posa s’innalzano”

Lo spazio pubblico della piccola piazza principale è conteso, nei due lati più lunghi, da due importanti edifici: il Duomo e il palazzo comunale.

Il Palazzo Comunale

L’attuale cattedrale di Penna San Giovanni risale al 1736 ed è risultato di lavori di restauro ed ampliamento dell’antica pieve del castello, dedicata a San Giovanni Battista ed eretta nel 1251-56 dal rinomato costruttore lombardo Giorgio da Como. Al suo interno si conservano due preziose sculture del XV- XVI secolo che rappresentano, rispettivamente il Battista, opera, attribuita a Desiderio Confini e il Cristo in croce.

Posto quasi di fronte al Duomo, immobile e solenne, campeggia il nuovo palazzo priorale che nella sua rinnovata architettura tardo settecentesca, opera del noto architetto ticinese Pietro Maggi, fiero ed orgoglioso custodisce le patrie memorie ben rappresentate dal busto dello storiografo Giovanni Colucci insieme ad alcuni resti di epoca romana e al trittico proveniente dalla chiesa di Santa Filomena.

Lasciando la piazza in direzione della medievale portarella, lungo la via principale s’incontrano le antichissime chiese di San Francesco la cui comunità francescana locale fu ben rappresentata dal beato Giovanni da Penna, e Santa Filomena, antico monastero di monache benedettine.

Il borgo di Penna San Giovanni – Foto da themarcheexperience.com

Nel successivo piazzale di Sant’Antonio si apre l’antico palazzo priorale che oggi custodisce uno dei più antichi teatri delle Marche e l’unico completamente realizzato in legno. Si tratta del piccolo teatro “Flora” costruito nel 1780 e decorato dall’artista locale Antonio Liozzi. Questo piccolo gioiello barocco, elegante nelle sue decorazioni policrome, ha una capienza di 99 posti e ben rappresenta il gusto dell’aristocrazia dell’epoca che ha saputo celebrare il proprio prestigio ed importanza con l’erezione del teatro locale.

Il Teatro Flora – Foto da tuttiteatri-mc.net

Attraversata la medievale “portarella” l’unica porta sopravvissuta della prima cinta muraria, si esce dal paese dalla porta Marina e si raggiunge Villa Saline. Situata a 389 mt. S.l.m., l’antica e famosa fabbrica del sale della Santa Sede Apostolica, è stata importantissima per l’economia della comunità pennese nel corso dei secoli. Profumo d’erba, di pini, di tigli, prati e stagni naturali sono l’attuale cornice di Villa Saline che oggi si presenta come splendido parco attraversato dalle rinomate e curative acque sulfuree da sempre usate per soggiorni termali.

I dolci natalizi tipici di Penna San Giovanni

Nel periodo natalizio Penna San Giovanni si ammanta del candore della neve e del tepore dei caminetti accesi all’interno delle antiche case del centro o delle case coloniche sparse nella sua campagna. Di fronte al fuoco scoppiettante e in buona compagnia, all’ospite in visita si offre una fetta di frustingo con un buon bicchiere di vino cotto…eh sì, perché non è Natale senza frustingo, un vero e proprio trionfo di golosità e tradizione!

Il dolce frustingo – Foto da destinazionemarche.it

Dovete sapere che nonostante i suoi duemila anni, continua a deliziare i palati di grandi e piccini con il suo gusto aromatico esaltato dalla frutta secca e dai fichi, gli ingredienti principali di questa antica ricetta, risalente al periodo degli Etruschi e dei Piceni. L’impasto di grano, spelta, orzo, marzaiolo e alica si amalgamava con il succo di uva passita e si cuoceva sulle olle di creta. Al tempo dei romani ha assunto il nome di panis picentinus ed era tanto famoso da essere stato citato persino da Plinio.

Il vino cotto tipico – Foto da gabrielliquirino.it/  

Ecco a voi la ricetta del frustingo!

Il nome attuale deriva dal latino frustum che tradotto significa “pezzetto” o “tozzo”.

Ingredienti

1 kg di fichi secchi
500 grammi di uva passa
500 grammi di zucchero
350 grammi di farina
200 grammi di canditi
400 grammi di mandorle e noci
2 tazzine di caffè
2 tazzine di vino cotto
1 tazzina di rhum
la buccia di 1 arancia
80 grammi di cacao amaro
60 grammi di olio extra vergine di oliva

Procedimento

Tritare finemente i fichi secchi e farli bollire in acqua finché non ammorbidiscono. Lasciare in ammollo l’uva passa per almeno 1 ora, scolare ed asciugare. Una volta scolati dall’acqua e asciugati i fichi mescolarli, ancora caldi, all’uvetta.

Mescolare al composto di fichi e uva la farina setacciata, lo zucchero, i canditi tritati finemente, le noci e le mandorle tritate, il cacao. Aggiungere ora, sempre mescolando con le mani tutti gli ingredienti liquidi.

Oliare dei testi di varie dimensioni, a proprio piacere, versarvi il composto e spennellare con dell’olio d’oliva.

Cuocere in forno già caldo per circa 30 minuti a 200° circa. Il frustingo sarà cotto, quando presenterà una bella colorazione bruno-dorata. Guarnire con frutta secca e canditi a piacere. Il dolce va servito freddo, magari accompagnato da un bicchierino di vino cotto o mistrà.

Se volete scoprire questo piccolo gioiello, sarò lieta di accompagnarvi!


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Mi chiamo Daniela, abito nelle Marche e precisamente a Macerata e lavoro come guida e accompagnatrice turistica da 25 anni. Svolgo la professione di guida turistica principalmente da Ancona fino ad Ascoli Piceno passando per piccoli ed incantevoli borghi dell’entroterra e adoro condurre i visitatori nel cuore autentico delle Marche svelando loro suggestivi ed infiniti angoli sconosciuti delle Marche “….ove per poco il cor  non si spaura”.
Amo narrare la bellezza della mia terra in modo insolito con letture e piccole teatralizzazioni affinché i visitatori conservino il ricordo di un viaggio che è vera esperienza. Se desiderate, dunque, conoscere meglio questo piccolo angolo di mondo, non esitate a contattarmi!

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