Romagnatrekking – Poggio Baldi (FC), il lago che non c’era

“…Dai diamanti non nasce niente,
Dal letame nascono i fior…”

Fabrizio de Andrè è uno dei miei cantautori preferiti e ho scelto questa sua frase per aprire l’escursione di oggi, attorno ad un lago che 10 anni fa ancora non esisteva.

Esatto! Proprio così, un lago che si è formato recentissimamente a ridosso del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna e che ha creato un habitat incredibile, molto diverso dal tipico ambiente montano romagnolo.

Ma facciamo un passo indietro. È il 18 marzo del 2010 ed io sto salendo verso Campigna per accompagnare una scolaresca di Rimini in un’attività didattica sulla neve. Mi fermo ad una fontana a fare acqua, nei pressi della deviazione per Badia di Sasso, faccio quattro passi nell’esteso rimboschimento di conifere che si estende proprio sopra la curva della statale e poi riparto per la mia destinazione. Nel pomeriggio, verso le 16, ripasserò da quello stesso punto. Il giorno dopo apprenderò dai notiziari che qualche ora più tardi al mio passaggio, in quello stesso punto, dal monte si staccò un’immensa frana di oltre 4 milioni di metri cubi di roccia, detriti e fango che, velocemente, è andata ad occupare il fondovalle creando uno sbarramento al fiume Bidente e formando un immenso lago (che verrà poi svuotato parzialmente in maniera controllata nelle settimane successive).

La ferita sulla montagna da cui si è staccata la frana

L’evento, per fortuna senza vittime, è stato drammatico: i testimoni raccontano di aver visto gli alberi del rimboschimento (lo stesso in mezzo al quale avevo passeggiato) che si spostavano a vista d’occhio, scivolando verticali assieme al terreno sottostante, la gente che si affannava a “traslocare” i mobili dalla casa di Gigi (terminata pochi mesi prima) mentre la massa di fango e rocce avanzava verso di loro (se la porterà via dopo poche ore), il manto stradale che si arricciava sotto la spinta delle rocce come le pieghe di un tappeto.

Ogni volta che ci passo davanti non posso fare ameno di ricordare quell’evento, e l’immenso fronte di frana con la verticale parete rocciosa che vigila sulla valle è la testimonianza di ciò che successe in quei giorni. Ma il buon Baden Powell (il fondatore del Movimento scout) che la sapeva lunga, diceva sempre che c’è il 5% di buono in ogni cosa… ed aveva ragione.

Dopo dieci anni in questo stesso luogo di tragedia è stato realizzato un Sentiero Natura, che percorre il periplo del lago, denominato Lago di Poggio Baldi (dal nome della località in cui si trova), e che ci permette di osservare un ambiente umido che si è venuto a creare in seguito all’evento franoso e che sorprende ogni volta per la ricchezza e la biodiversità.

Lasciamo le auto proprio nel punto esatto del distacco della frana, con la liscia parete rocciosa che ci sovrasta e scendiamo per la larga strada sterrata (utilizzata dai mezzi di cantiere per la sistemazione dell’intera area): ora la vediamo ricca di vegetazione ma fino a qualche tempo fa era solo una striscia di terra percorsa da camion e ruspe. Già dopo pochi metri possiamo vedere dall’alto lo spettacolo: il lago con i numerosi alberi che sono rimasti affogati al suo interno e una casa semi sommersa (ma era già un rudere all’epoca della frana) contribuiscono a creare un’atmosfera quasi spettrale.

La casa semi sommersa di Gambarligi

Scendiamo fino al guado sul fiume Bidente, ricreato con massi ciclopici, e che ci permette di percorrere così la sponda destra del lago. Camminiamo su un comodo sentiero, una bacheca informativa ci spiega come si è creato il Lago e l’origine delle rocche che ci sovrastano.

Attraversiamo il fosso delle Scalelle (poco più su c’è l’omonima casa, ovviamente disabitata e raggiungibile solo da una traccia di sentiero che si inerpica sul versante del monte) ed arriviamo a Gambarligi, il rudere semisommerso che si vedeva dal punto di partenza.

Si possono notare ancora le imposte, il forno per il pane, il tetto in lastre di pietra arenaria ormai distrutto, le travi di sostegno dei piani superiori. Ogni volta che trovo un rudere vado con la mente indietro di 80-100 anni o più e provo ad immaginare la dura vita dei montanari dell’epoca. Una vita eroica, una vita che era sopravvivenza.

Proseguiamo attraversando un rimboschimento di conifere (residuo delle politiche forestali regionali del dopoguerra) per arrivare su un promontorio da cui si scorge una parte dell’abitato di Corniolo e il Mulino di Poggio Baldi (anch’esso ora un rudere). Si scende per sentiero stretto ma senza difficoltà fino a giungere di nuovo sul fiume Bidente, che passeremo con un guado abbastanza avventuroso (il sentiero è percorribile solo quando il livello del torrente è basso, a meno di non voler metter i piedi a mollo!).

Lago di Poggio Baldi
Il Mulino di Poggio Baldi

Giungiamo su una spiaggetta di sabbia (dove le piante si ostinano a crescere nonostante i ripetuti sbalzi di livello d’acqua) prospiciente il molino: qui i segni dell’abbandono sono più recenti.

Farfara (Tussilago farfara)

Proseguiamo il nostro cammino in direzione Corniolo, prima su larga strada forestale per poche decine di metri, poi lungo il sentiero che si dipana fra pietraie di roccia marnoso arenacea, fitti boschetti di carpino e querce alternati ai soliti rimboschimenti di abete e pino nero.

Arrivati sulla strada lastricata che scende dal paese passiamo nuovamente sulla sponda opposta del Bidente di Corniolo, utilizzando un comodo e largo ponte, per poi percorrere un breve tratto di sponda destra del corso d’acqua: giungiamo di nuovo in prossimità del Molino di Poggio Baldi, che raggiungiamo dopo aver guadato per l’ennesima volta il torrente. Da qui il sentiero è un saliscendi mentre il torrente prima ed il lago poi ci accompagneranno sempre guardandoci da destra.

Lago di Poggio Baldi
Uno degli ultimi guadi sul Bidente di Corniolo

Quasi al termine del nostro giro scorgiamo in mezzo al lago un lungo albero ormai secco con un nido: un Airone cenerino sta covando, segno che il luogo si sta piano piano popolando di nuovi abitanti, attirati da possibilità di reperire cibo e luoghi dove riprodursi.

Lago di Poggio Baldi
Airone cenerino (Ardea cinerea) in cova su di un albero in mezzo al lago

Ancora un ultimo sforzo per arrivare proprio sulle sponde del lago di Poggio Baldi ed osservarlo da una nuova prospettiva: lì vicino c’è un tavolino, installato per realizzare una semplice area di sosta, che ci permette di osservare un’ultima volta questo straordinario ambiente, incredibile scrigno di biodiversità nato da una catastrofe naturale ed ora risorsa naturalistica del Parco.

Lago di Poggio Baldi
Sulle sponde del lago di Poggio Baldi

Vi aspetto per scoprire insieme il Lago di Poggio Baldi!


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Laureato in Scienze Faunistiche, sono Guida Ambientale Escursionistica dal 2006 e fondatore di Romagnatrekking®. Innamorato fin da piccolo di montagna, natura e soprattutto di animali selvatici, da molti anni ho fatto di questa passione il mio mestiere.
Accompagno in escursioni giornaliere e trekking di più giorni, in ogni ambiente naturale e area protetta dell’Emilia-Romagna e d’Italia. Mi occupo di Outdoor Education per scuole di ogni ordine e grado. Organizzo anche corsi di aggiornamento per Guide GAE e per chiunque voglia saperne un po’ di più di Natura. Sono docente nei corsi di formazione per aspiranti Guide Ambientali Escursionistiche. Sono il Responsabile delle Attività Didattiche del Museo Ornitologico “F.Foschi” di Forlì e collaboro con altri musei naturalistici.

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