Venezia d’autore – Il Teatro in città

Tutto comincia nel 1636: una compagnia di attori e cantanti ambulanti di Padova propone alla famiglia Tron di occupare per un paio di serate il teatro di prosa che la famiglia possiede a San Cassian, e di darvi uno spettacolo musicale. Si offrono di coprire tutte le spese, a condizione che il pubblico possa entrare pagando loro il biglietto. I Tron acconsentono in quanto il teatro languiva senza grandi fiammate. Ma contro ogni previsione lo spettacolo musicale riscuote un successo senza precedenti. Fu come gettare un fiammifero in un pagliaio!

Teatro San Cassiano

Nascono così teatri un po’ ovunque in città, giacché la richiesta era enorme.

Nei teatri i palchi sono dati in affitto alle famiglie nobili o agli ambasciatori stranieri, mentre in platea siede il pubblico cittadino.


Ma sarà proprio quel pubblico in platea che farà evolvere il mondo dell’opera da spettacolo d’élite a sempre più spettacolo popolare, con i suoi applausi, i richiami, i fischi e le ingiurie, ed è sempre questo pubblico che trasformerà il cantante di corte in un vero e proprio divo del palcoscenico.

Lo spettacolo teatrale finisce per sostituire l’avventura del viaggio in Oriente: il tetto dei teatri diventa la chiglia rovesciata delle navi, ed è proprio un ingegnere dell’Arsenale di Venezia, Giacomo Torelli, ad inventare, ispirandosi ai meccanismi delle galere, sistemi di leve che permettono di cambiare scenografie a vista con un’unica operazione.

Le partenze, i ritorni, le guerre, le conquiste, i commerci, sono tutte in scena!

Ed è in questo modo che l’opera si diffonderà in tutta Europa: come luogo di rappresentazione di un potere politico, economico, militare che in realtà non esiste più.

Arriviamo così al 1787, quando la Societas, formata da esponenti della nobiltà e dell’alta borghesia veneziana, che fino a quel momento avevano gestito il teatro San Beneto, decidono di fondare un nuovo teatro, che avrebbe dovuto essere il più importante della città.
Come architetto venne scelto Giovanni Antonio Selva.
Ci vorranno più di due anni per realizzare il Teatro La Fenice, ma il suo successo sarà semplicemente strepitoso.

L’approdo del Teatro Fenice

Dopo la caduta della Repubblica, nel 1797, La Fenice vive, come se ne fosse il cuore, il destino tormentato e doloroso di Venezia, la rivolta silente e difficilmente soffocata contro l’occupante francese e austriaco.

I libretti dissimulano a fatica i fermenti patriottici.
Prima di essere presentati al pubblico, gli spettacoli vengono sottoposti ad un severo controllo da parte della polizia austriaca, che censura i testi, li fa rimaneggiare, quando non ne vieta addirittura la messa in scena.
Nel 1859, come segno di ribellione, La Fenice chiude le porte.
È proprio in questa atmosfera esplosiva che Luchino Visconti ambienterà il suo film “Senso” del 1954.
La Fenice quindi come simbolo dell’aspirazione alla libertà del popolo veneziano.

Ma la Fenice non era certo l’unico teatro in città: a metà Settecento a Venezia si contavano tredici teatri! Nelle stesso periodo a Parigi ve n’erano solo cinque …

Ricordiamo, ad esempio il Teatro di San Moisè che si trovava vicino all’odierna Calle XXII Marzo.  Apparteneva alla famiglia Giustinian, era non molto grande (circa 500 posti), ma considerato elegante e di buon gusto.

Dopo il decreto del 1807 il teatro sfuggì provvisoriamente alla demolizione. Probabilmente il destino voleva lasciare al giovane Gioacchino Rossini il tempo di debuttare in maniera strepitosa a 18 anni con la “Cambiale di matrimonio“.

Il teatro venne poi chiuso pochi anni dopo. Riaprì nel 1896 quando i fratelli Lumiere giunsero in città per la prima proiezione cinematografica a Venezia.

E non si possono non ricordare il Teatro San Beneto (dove un giovanissimo Mozart e suo padre ascoltarono la celebre Anna de Amicis), il Teatro Malibran (dedicato alla cantante Felicita Garcia Malibran), e il Casino dei Filarmonici (che ospitava spettacoli teatrali e concerti)che aveva sede proprio di fronte alla Basilica di San Marco, di fianco all’antica Chiesa di San Geminiano (poi nel 1810 tutto il complesso venne abbattuto per realizzare la cosiddetta “Ala Napoleonica”).

L’Ala Napoleonica

Ma forse sarebbe più corretto dire che Venezia stessa è Teatro!


Walter Fano, nato da padre piemontese e madre veneta, ha vissuto per lo più tra Torino, Milano e Venezia, ma è in quest’ultima che si sente a “casa”. Appassionato di storia dell’arte decide di diventare guida turistica, ma con un’impronta meno accademica e più narrativa (le date e i nomi si dimenticano facilmente, le storie no). Crea l’associazione “L’altra Venezia” con l’intento di mostrare ai viaggiatori più sensibili e curiosi una Venezia meno turistica e più autentica.
Sito web: http://www.laltravenezia.it/

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